domenica 6 novembre 2016

Irredimibile Il superman che la DC non si può permettere

Il febbraio del duemilanove Mark Waid per la Boom studios fa uscire Irredeemable.
Mark non fa mistero che il "plutoniano" protagonista del fumetto sia ispirato fortissimamente  a Superman.

Anzi è Superman, citando le testuali parole di Waid, "in Irredeemable, ho scritto la storia di Superman che la DC non mi avrebbe mai permesso di pubblicare."
Perché ne parlo sul blog, che di solito tratta di argomenti più agée?
Beh primo perché è un capolavoro, un capolavoro che dopo un'iniziale ottima partenza nella sua edizione italiana,  nel corso del tempo ha visto erodere il suo parco lettori, uscendo dai radar della "roba" da leggere assolutamente, e questo francamente è un peccato.
Secondo perché a Lucca è uscito l'ultimo volume che ne conclude la saga, quindi voi fortunati che lo scoprite adesso non avete scuse, ve lo potete godere tutto d'un fiato senza dover aspettare anni.
Il fatto che la versione italiana di questa meravigliosa serie sia stata portata a termine non è una cosa scontata, anzi.


Le vendite dicevamo per questo capolavoro (e non uso il termine con leggerezza) in Italia hanno latitato e la Italycomics, visto che si tratta di una casa editrice e non di un istituto di beneficienza, poteva benissimo fermarne l'uscita, nel momento in cui la faccenda fosse diventata antieconomica.
Fortunatamente per noi Paolo Accolti Gil, patron della casa editrice ha deciso di onorare il patto con i lettori e non senza qualche difficoltà di portarla a termine.
Si va bene ma in soldoni di cosa parla Irredeemable?
Come ogni cosa che nasce dal genio l'idea è semplice ma devastante. Ovvero che succede se Superman si incazza?


Si perché c'è sempre stata nel fondo della mia mente una domanda mai veramente formalizzata, ma che si ripresentava ad ogni lettura di un albo di Superman: Superman non è reale, o meglio la sua personalità non è reale.
Nessuna persona al mondo può avere il suo controllo, perfino il Gesù dei Vangeli ogni tanto cede al suo lato "oscuro" prendendo a ceffoni i mercanti. Superman no.
Superman non molla mai, qualsiasi trauma, dramma, incomprensione, nemmeno l'ingratitudine dei terrestri sembra toccarlo, come se oltre al corpo anche la sua psiche sia invulnerabile.
L'ultima incarnazione cinematografica dell'azzurrone  tende a mostrare un Superman meno controllato e quindi più inquietante.
Ecco Mark Waid va oltre, spinge il concetto al limite: che succede se Superman si stanca delle mediocrità umana e decide di porsi dove la natura lo ha già posto, ovvero in cima alla catena alimentare?
Succede Irredeemable, succede che il Plutoniano (Superman) decida che l'umanità  abbia bisogno di capire i valori di forza in campo e come primo atto del suo nuovo corso, inizi ad ammazzare i membri del suo vecchio gruppo di super eroi, gli unici che in "qualche" modo potrebbero fermarlo.
ovviamente è chiaro sin dalla prima vignetta che è più scrupolo che reale preoccupazione.
Se uno come Superman o il Plutoniano smette di trattenersi e di attribuire valore alla vita umana, praticamente diventa inarrestabile.


Il proseguo della serie ci mostra uno ad uno tutte le pressioni a cui è sottoposto un essere con i poteri come i suoi.
Grazie ad un uso eccellente dei flashback Mark Waid ci racconta le origini del malessere del Plutoniano, e per quanto il suo comportamento sia inaccettabile, scopriamo che in fondo infondo non ha tutti i torti.
Pochi giorni fa ho finito di leggere l'ultimo volume ed il finale è qualcosa di straordinario e poetico.
Dopo più di trenta anni di lettura di fumetti è davvero difficile che qualcosa mi spiazzi e mi emozioni, Mark Waid c'è riuscito e io di questo non finirò mai di ringraziarlo.
Se volete recuperare l'intera serie la trovate qui , sono sette volumi, pure un pelo più costosi della media , ma valgono ogni singolo centesimo.

sabato 22 ottobre 2016

Devil & Hulk 3 Doppio zero Perle Nascoste, fumetti che vanno recuperati.

Hulk alla fine degli anni novanta era una testata in crisi profonda, sia di vendite che di tematiche.
Il meccanismo del "mostro buono" che vuole essere lasciato in pace, stava mostrando la corda da un pezzo.
Era un periodo di transizione quello per il fumetto americano, dove da una parte la DC sfornava capolavori come Watchmen o il Cavaliere oscuro e dava alla luce la linea Vertigo.
Mentre dall'altra la Marvel cercava pur mantenendosi nell'alveo del comics code di svecchiare tutti i suoi personaggi più famosi.
Dopo un primo tentativo fatto da John Byrne, star indiscussa dell'epoca e famoso per aver rigenerato molti "brand" classici come i Fantastici Quattro o Superman,  che durò solo sei numeri, il personaggio venne affidato a Peter David che decise di abbandonare il vecchio cliché che per venti anni era stata l'impalcatura del personaggio e di esplorare un nuovo approccio per questa figura.
L'idea di Peter David, parte dalla psicologia, tema a lui caro che aveva già usato e che userà anche in seguito.
Hulk secondo Peter David non è un mostro creato dai raggi gamma che condivide il suo corpo con il pavido Banner, no. Hulk è semplicemente una delle tante personalità della psiche devastata di Banner, che grazie ai raggi gamma ha potuto modellare un corpo adatto alle sue esigenze.
Ecco spiegati secondo David il perché dei tanti cambiamenti grafici del personaggio; uno su tutti il colore della pelle che nella sua origine era grigia.
Da questo ultimo particolare  Peter David riparte.
Via Banner che nell'economia della sua gestione del personaggio non è che un aspetto di Hulk e bentornato Hulk grigio.
Si perché a rileggere le prime storie scritte da Stan Lee e disegnate da Kirby, l'Hulk grigio non era affatto stupido, anzi.
Abbandonando definitivamente la versione stupida e solitaria del gigante verde Peter David inizia a costruire storia su storia il suo nuovo personaggio, la sua gestione durerà 100 numeri, otto anni, nei quali Hulk evolverà cambierà colore e personalità più volte.
Mentre nella prima parte della sua gestione David si concentra più sull'aggiustare e consolidare la sua visione del personaggio,  nella seconda si permette di esplorare una serie di tematiche etiche che fino al quel momento pochi altri ( quasi tutti in casa DC) avevano inserito così approfonditamente in un fumetto di super eroi.
Una delle più belle storie di questo periodo è appunto Doppio zero.

La storia viene pubblicata per la prima volta in Italia su Devil & Hulk 3 della appena nata Marvel Italia.

La storia in questione non vede come protagonista Hulk, che non apparirà mai, ma un suo comprimario Doc Samson, psicologo anche lui dotato di poteri grazie ai raggi gamma, che viene chiamato nel braccio della morte per dare sostegno psicologico ad una super criminale, prima dell'esecuzione.

Sarà appunto la pena di morte il tema di questo racconto di ventidue pagine.
Doppio zero ovvero Leslie Anne racconterà al dottore tutta la sua storia , dalle sue origini come vigilante, alla frustrazione nel vedersi affibbiato il nome da battaglia di Doppio Zero dai giornalisti che avevano equivocato il suo simbolo( l'infinito), fino all'uccisione del senatore Ray Hartwell che ne ha causato l'arresto e la condanna a morte.

Leslie non è una personalità facile,  è una donna dura che non ispira simpatia.
Durante il racconto inizialmente non siamo portati ad empatizzare con lei, tuttavia nel proseguo delle pagine succede qualcosa.
Dapprima è un semplice campanello dall'arme, poi diventa un sospetto, quando la cosa si trasforma in certezza, è troppo tardi Leslie ha già scontato la sua pena e giace morta sulla sedia elettrica.
La narrazione di David non è mai didascalica, ciò che apprendiamo lo apprendiamo leggendo il sotto testo, non c'è paternalismo e la lezione morale è del tutto assente.
C'è solo la storia di una persona che ha fatto delle scelte, scelte che le sono costate un prezzo altissimo, sta a noi e al nostro giudizio critico decidere se quel prezzo era giusto o meno.

Sta di fatto che NESSUNO e lo ripeto NESSUNO che sia dotato di un minimo di sensibilità potrà rimanere indifferente dopo aver letto questa storia.
Ci sono davvero pochi autori capaci in 22 pagine di raccontare una storia così profonda e articolata, Peter David ci riesce con una naturalezza sconcertante, e la cosa grave è che non sarà un cosa isolata.

Se volte recuperare la storia in questione la trovate qui
Se invece volete recuperare tutta la run di David su Hulk  la trovate in tre comodi volumi pubblicati dalla Panini ; volume uno, volume due e volume tre.
Anche per questa settimana è tutto alla prossima.



domenica 9 ottobre 2016

Garth Ennis le 5 Opere che devi assolutamente leggere

Garth Hennis fa parte di quella che in America viene chiamata la seconda british invasion.
Garth non è visionario come Alan Moore o psichedelico come Grant Morrison;  Garth è un tipo con i piedi per terra.
Sarà perchè è Irlandese, sarà perchè è nato nel nord dell' Irlanda nel peggior periodo della sua storia. Sarà che se a due anni di vita ti trovi ad assistere ad uno dei peggiori massacri fatti dall'esercito inglese nella storia recente, qualcosa dentro per forza te la muove.
Sta di fatto che raramente si abbandona a voli pindarici, a lui piace stare nel concreto; questo però non gli ha impedito di scrivere fumetti e di farlo dannatamente bene.
Io l'ho scoperto con Preacher, la sua opera più famosa ed è stata un'epifania.
Successivamente ho recuperato quasi tutto quello che aveva prodotto prima, e che in Italia non era stato ancora pubblicato, così è venuto fuori che Preacher non era un caso isolato, manco per il cazzo.
Garth è uno che che con le parole ci sa fare, certo non ha l'eleganza di Neil Gaiman nel metterle in fila, ma ci stà.
E' un figlio di puttana irlandese e i tipi come lui al fioretto preferiscono la mazza.
Questa che segue è la mia personale classifica delle sue cinque opere che uno dovrebbe leggersi, sempre che abbiate le palle per farlo.

Preacher


E' stata pubblicata dalla DC comics con il marchio Vertigo nel millenovecentonovantacinque.
E' composta da sessantasei albetti mensili più cinque numeri speciali, che nonostante siano usciti a parte rispetto alla serie costituiscono un unicum con il resto dell'opera.
Preacher ha una trama apparentemente bislacca: Un angelo e un demone, si innamorano e generano un figlio che non essendo né "bene" né "male" è di fatto un dio fatto e finito.
Il Dio cattolico, scoperto il fattaccio, prima si incazza con i suoi attendenti rei di non riuscire a tenere l'uccello nei pantaloni, poi decide che ne ha abbastanza di tutto e se ne va sulla terra, lasciando gli angeli da soli ad occuparsi del nuovo arrivato.
Ovviamente Genesis, questo pargolo divino, ci mette meno di due vignette per comprendere di essere infinitamente potente  e che quindi gli angeli possono fare poco o nulla per contenerlo.
Genesis, che è un infante e quindi privo di una coscienza formata si precipita sulla terra in cerca di una qualsiasi persona in cui istallarsi e che lo aiuti a formarsene una sua.
Arrivato sulla terra si infila nella testa di un predicatore, tale Jesse Custer; un tipo con un passato complesso e con parecchi dubbi, sopratutto per quanto riguarda la fede.
L'unione dei due porta ad una serie di eventi che poi saranno il motore della storia.
Per prima cosa Jesse apprende, che Dio, il suo dio, quello a cui lui ha dedicato la sua intera esistenza alla prima difficoltà si è dato.
Questa cosa ovviamente lo fa incazzare e quindi prende la decisione di scovarlo (visto che si trova sulla terra) e da buon texano di dargli una ripassata, dato che ora Jesse può in teoria accedere ai poteri di Genesis.
Ad aiutarlo nell'impresa ci saranno una sua ex fidanzata, nel frattempo divenuta una killer a pagamento, ed un vampiro irlandese, che è quanto di più lontano dallo stereotipo del vampiro che andava di moda  negli anni novanta, vi ricordo che era l'epoca in cui il libro "Intervista col vampiro" di Ann Rice furoreggiava grazie al film con Tom Cruise.
Ecco a dirla così sembra una stronzata, ed io nei panni di Karen Berger (sempre sia lodata) lo avrei accompagnato alla porta.
Fortunatamente io non sono Karen Berger e fortunatamente lei il suo lavoro lo sapeva fare.
Preacher infatti a dispetto delle premesse è un fumetto fottutamente bello.
Di quella bellezza che però non ti accarezza, ma al contrario ti prende a calci.
E' scorretto, sessualmente ambiguo, iconoclasta e irrimediabilmente cinico.
Bisogna ringraziare il fatto che il mondo del fumetto sia un posto piccolo in Italia ed ignorato dai più, perché se anche solo uno del moige si fosse accorto di quello che che ci stava scritto in quelle pagine, la Magic Press che all'epoca lo pubblicava in italia, avrebbe passato qualche brutto quarto d'ora.
Ed invece una volta tanto grazie all'ignoranza italica, ce lo siamo potuti gustare per tutti i settantadue numeri speciali compresi.
In definitiva Preacher è un'opera sontuosa e scomoda dal leggere assolutamente, che però un po' si perde nel finale.
Se lo volete recuperare ne sono usciti quattro volumi che trovate, qui.


Hitman


Tommy Monaghan è un personaggio che è nato sulle pagine di the Demon, serie che il buon Garth prese in mano nel millenocecentonovantatre e che portò avanti fino al novantacinque.
Tommy è un killer, nato e vissuto nel "calderone" uno dei quartieri più difficili di Gotham City.
Qui ha tutti i suoi affetti e le sue certezze.
Per un caso fortuito ha ricevuto dei poteri, roba minima: la capacità di leggere la mente e la vista a raggi x.
Nulla di eclatante, ma tanto basta per farlo diventare un killer specializzato in metaumani.
Ovviamente Garth, se ne fotte quasi subito della premessa per concentrarsi sulle cose che ama di più raccontare: l'amicizia, l'appartenenza e l'etica.
Perché è di questo fondamentalmente che parla Hitman, nome di battaglia  che tra l'altro Tommy non userà mai, preferendo farsi chiamare con il suo nome di battesimo.
Garth popola il calderone di personaggi straordinari, che saranno la vita di Tommy.
Più che personaggi Garth crea persone grottesche come piacciono a lui, ma estremamente vive.
E saranno proprio queste persone che incrociano la vita di Tommy ad essere il motore narrativo di tutto il fumetto.
Saranno loro con le loro vite a costringere il protagonista a compiere delle scelte etiche ma facili, saranno loro che lo deluderanno, lo feriranno, o semplicemente con la loro morte lo faranno soffrire.
Si perché Hitman è il primo laboratorio dove Garth sperimenterà quel tipo di narrazione che poi in Preacher diventerà lo stato dell'arte, alternando il grottesco, il comico, al dramma.
Hitman è un fumetto meraviglioso e profondo, dove l'immagine del super eroe viene impietosamente messa alla berlina; da leggere assolutamente sono le storie dove compaiono Superman, Batman, e Lanterna verde.
Hitman è tante cose ma più di tutte è la sua invenzione più grande: Sixpack e la sua sezione otto, quando leggerete Hitman converrete con me.
La Planeta de Agostini lo ha pubblicato in volumi molto corposi ( sette se non erro) che trovate qui 

Hellblazer


Garth Ennis prende in mano la serie  dopo la gestione di Delano,  che a sua volta  era stato designato dal quel mostro sacro che è Alan Moore perché ne scrivesse la serie regolare.
Capirete subito che come prima grande esperienza in un fumetto americano, mettere mano ad un personaggio come John Constantine, dopo questi due tizi non è proprio una passeggiata di salute.
Eppure Garth sin da subito, forse per talento, forse per follia, imbrocca la strada giusta.
Per prima cosa, alleggerisce la serie, abbandonando in parte l'atmosfera cupa e orrorifica che aveva permeato tutta la gestione precedente.
Garth come sempre si concentra sulle persone.
Chi è John Constantine, cosa lo muove? E' uno che eticamente sta sempre dalla parte giusta? Che significa essere amico di un tizio del genere?
Ecco tutta la sua gestione è improntata a rispondere a questi quattro quesiti.
Il Costantine di Ennis, è si il cinico e manipolatore tizio tratteggiato da Moore e Delano, ma è anche qualcosa di più.
Nelle mani di Garth, John mostra tutta la sua debolezza, si perché fondamentalmente John come ogni truffatore, prima di tutto è un debole.
Capace di tradire gli amici e infilarli nella merda pur di tirarsi fuori dagli impicci.
però è anche un eroe, perché è anche così folle  di sfidare il demonio in persona se c'è da a aiutare un amico in difficoltà.
E' questa dualità che fa di John Constantine un essere umano vero, meschino e grandioso.
Ma come sempre saranno i comprimari la vera forza della serie, come sempre è attraverso di loro che Garth mostrerà cosa significa essere John Constantine, e il prezzo che si paga a fare quello che fa lui.
Per quanto mi riguarda la sua gestione del personaggio è la punta più alta tocca della serie.
Vetta mai più raggiunta da nessun altro.


Il punitore


Garth arriva al Punitore in un periodo molto controverso per questo personaggio.
Infatti gli autori non sapendo bene cosa far fare al povero Frank, avevano finito per trasformarlo in un angelo vendicatore (dopo averlo fatto morire) al servizio dell'altissimo, con tanto di arma mistica.
Fortunatamente la dirigenza Marvel si accorse che la china che aveva preso il suo personaggio più crudo e realistico non poteva durare, e complice l'ennesimo tentativo di creare un' etichetta adulta simil Vertigo ( Marvel Knights) chiamano l'autore che negli anni novanta aveva rilanciato l'etichetta della DC creando, quel capolavoro chiamato Preacher di cui ho parlato sopra.
Ennis e il Punitore sono come mettere insieme la glicerina e l'acido nitrico, quello che ne viene fuori è una run: Bentornato Frank, in cui Garth si diverte a raccontare le gesta del vigilante più spietato della Marvel nella maniera più truculenta e grottesca possibile.
Questi dodici albi sono un concentrato di situazioni al limite e dialoghi sublimi, nella serie Ennis come sempre non rinuncia a  smontare il mito del super eroe: assolutamente da leggere il siparietto tra il Punitore e Daredevil.
dopo questa prova straordinaria che potete trovare qui. Garth ricevette comunque critiche dai fan, che lo accusavano di aver riproposto lo stesso approccio narrativo, già visto e rivisto nelle sue opere precedenti.
A questo punto, visto che la Marvel dopo lo scarso successo della linea Marvel Knights, ci stava riprovando con l'ennesima etichetta adulta: MAX, Garth decide di riprendere in mano il personaggio e riscriverlo partendo dalle origini con Born dove dà una sua visione del perché Frank Castle è diventato il Punitore, per poi mettere in fila una run lunghissima con uno stile completamente antitetico rispetto al lavoro fatto su Marvel Knights.
Qui la narrazione è asciutta, la violenza è reale, il grottesco e il comico totalmente assenti.
E' un fumetto di guerra, scritto da dio dove, Ennis ci descrive un Castle poco rassicurante, dove ci mostra la parte disumana del personaggio.
Per Ennis il Punitore è un serial killer incapace di smettere di fare ciò che fa, e il fatto che se la prenda con i criminali per noi gente civile è solo fortuna.
La Panini ha raccolto questa lunghissima run in una serie di volumi chiamata Garth Ennis Collection: The Punisher che ovviamente trovate qua.


The boys

The boys è l'ultimo lavoro del buon Garth, dove riprende il mano il discorso sui super eroi iniziato con Hitman.
Complice quel capolavoro che è Authority, di cui spero scriverò a breve, Ennis si diverte a mostrarci il lato B di essere un tizio dotato di super poteri.
Lo stile è sempre quello: dissacrante e grottesco.
La visione del mondo dei super eroi è cinica e senza speranza.
Ma c'è di più; se uno dei difetti dello scrittore Irlandese è sempre stato la gestione delle trame sul lungo termine, una su tutti la run finale di Preacher; su The boys ci mostra che nel corso degli anni Garth ha migliorato di molto questa skill.
La trama orizzontale di The boys infatti è un gioellino che si dipana senza intoppi  e dove ogni cosa alla fine si incastra alla perfezione.
Il tutto senza perdere quelli che sono i punti di forza dello stile a cui ci ha abituato nel corso degli anni : ovvero i personaggi.
Sin dal protagonista, il Piccolo Hughie, la serie è popolata da un numero impressionante di personaggi, ognuno a modo suo iconico, motivo questo che già da solo vale l'acquisto della serie.
Il fumetto è pubblicato in albi spillati e in volumi, se volete iniziare a seguire la serie potete tranquillamente partire da qui.

anche per oggi è tutto, alla prossima.










domenica 25 settembre 2016

La città di Barreiro e Gimenez. Perle Nascoste, fumetti che vanno recuperati.

La  scuola argentina, è ricca di fumetti che non leggeremo mai, purtroppo.
Ma negli anni grazie soprattutto al 'Eura , ora Aurea, casa editrice che per prima li ha portati in italia ci siamo comunque potuti gustare le opere più significative di quella che mi avviso è stata una delle scuole artistiche più importanti al mondo almeno fino a gli anni ottanta.
Senza di loro non avremmo letto roba tipo L'eternauta, tutte le opere di Robin Wood di cui parlo più diffusamente qui, e sopratutto ci saremo perso un vero gioiello, passato purtroppo inosservato ai più : la Città fumetto scritto da Riccardo Barreiro e disegnata da Juan Jimenez.
Di cosa parla il fumetto?

La storia prende il via quando Jan il protagonista, dopo aver passato la serata in discoteca e dopo l'ennesima litigata con la fidanzata  nel rientrare a casa, improvvisamente si perde tra i vicoli della città.
presto scoprirà che in qualche modo è stato "catturato" dalla città stessa e apparentemente trasportato in una specie di dimensione parallela, fatta di innumerevoli realtà, tante quanti sono i quartieri della città stessa.
La narrazione è quella classica del fumetto argentino : 14 pagine autoconclusive, dove Juan il protagonista  ad ogni nuova puntata esplora un nuovo quartiere ed aggiunge un nuovo tassello al mistero che lo circonda.
Il fumetto è una metafora di tutti i mali e le storture  che una metropoli come Buenos Aires rappresentavano negli anni settanta per Barreiro.
Si va dalla puntata in cui Jaun capita in un quartiere dove vige la legge del più forte, con atmosfere alla Mad Max, o la puntata in cui si scontra con un super mercato completamente automatizzato che sembra Hal 2000 di 2001 odissea  nello spazio, fino ad arrivare ad incontrare nientepopodimeno che : Juan Galvez , ovvero L'eternauta.
Si perchè nonostante la struttura narrativa, sia ad episodi autoconclusivi, la serie ha una continuity interna così serrata da renderla un unico racconto di cui l'episodio finale è quello dell'incontro appunto con il protagonista del capolavoro di Héctor Oesterheld.
Moltissime altre opere a fumetti sono state nel tempo ispirate a questa magnifica opera, basti pensare a Morrison negli Invisibiles dove il concetto di città segreta all'interno della città è stato ampiamente ripreso.
Esiste  anche un seguito scritto sempre Barreiro e disegnato da Luis Garcia Duran, con un diverso protagonista che arriva alla Città per una diversa finalità.
a mio avviso la Città 2 non si avvicina minimamente come qualità al primo volume, ma risulta comunque una lettura più che interessante da fare anche solo per completezza.

Note dolenti


Purtroppo non è facilissimo recuperare quest'opera, L'eura l'ha pubblicata in due versione differenti e tutte e due da tempo fuori catalogo la prima è su euracomix 16, che ha si il pregio di essere una edizione con copertina rigida, ma ha il difetto; da una parte di essere stata colorata ( mentre l'originale è un uno splendido bianco e nero) e dall'altra di essere rimontata per adattarle al formato francese, mentre l'originale era stato pubblicato nell stesso formato dell' eternauta.
la seconda testata Eura che ha ospitato questo fumetto è stata fantacomiX-day collana bellisisma pubblicata nel 1997 , ma che ha auto vita molto breve.
Nel quarto numero della collana trovate l'intera storia  insieme a la Città 2 e al meraviglioso  Robin delle stelle, questa volta in bianco e nero anche se ancora rimontato.
Non è un fumetto facile da trovare, ma vale la pena cercarlo.
Buona caccia.




domenica 18 settembre 2016

Lo chiamavano Jeeg Robot non è un film di super eroi

Immagino che attratto dal titolo come una falena dalla luce, abbia aperto l'articolo con il coltello tra i denti, giusto per vedere quanto può essere idiota chi ha scritto una cosa del genere.
Prima però di commentare stizzito, ribadendo la tua ripugnanza verso una tesi tanto blislacca, concedimi il beneficio del dubbio e leggi l'articolo fino in fondo.



Definizione del genere supereroistico

La prima cosa da fare è creare un terreno comune, quindi bisogna stabilire quali sono i paletti che definiscono il genere.
Si perché a prima vista non è chiaro quali caratteristiche facciano rientrare nel genere supereroistico un'opera oppure no.
La riposta più ovvia dovrebbe essere : " i costumi!"
Se un personaggio indossa un costume allora è ovvio che siamo di fronte a genere supereroistico.
Purtroppo non è la risposta giusta; esistono parecchi super eroi che non indossano nessun costume e fanno comunque parte del "genere" Uno su tutti Tommy Monaghan il protagonista di Hitman.
Mentre Zagor eroe nostrano ne indossa uno, ma è chiaro a chiunque che il suo genere non è quello dei Super eroi.
Il fatto che nascondano la loro identità dietro una maschera?
Nemmeno quello, i fantastici quattro non indossano maschere e la loro identità e i loro domicilio è conosciuto a tutti e pure sfiderei chiunque a dire che non sono supereroi.
Allora sono i poteri? No, ma ci siamo andati vicino, Batman non ha poteri ma è una delle figure più iconiche del genere supereroistico.
Però i poteri contano, anzi il "potere".
Si perché ciò che definisce il genere è questo: il potere e come lo si usa.
Gli americani, data la loro etica calvinista, sono profondamente convinti che se un uomo diventa ricco è per merito di Dio che lo ha elevato al disopra della massa, e che quindi ha il diritto/dovere di esercitare il suo potere per incidere sulla collettività.
Date queste premesse risulta abbastanza facile comprendere la chiave di lettura del genere.
Dio o chi per lui (il fato) sceglie un uomo, gli dona il potere di fare la differenza, come poi lo userà è la base della narrazione di qualsiasi fumetto/ film/ libro sui supereroi.
A questo punto qualcuno avrà il ditino alzato pronto a dire : "Batman, Batman non ha poteri!"
Sbagliato Batman ha un enorme potere, ha il potere dei soldi, soldi di cui badate bene è meritevole, in quanto li amministra con perizia.
Quindi nessuno più di lui ha diritto di guidare le masse secondo la visione calvinista americana.
Se volete approfondire questo aspetto di Batman vi consiglio quel capolavoro di Frank Miller che è il ritorno del cavaliere oscuro, se non lo avete letto lo trovate qui.



Di che parla "Lo chiamavano Jeeg Robot"?

Premessa in questa parte dell'articolo farò qualche spoiler, quindi se non lo avete ancora visto correte a vederlo: è un film bellissimo ed è da pochi giorni uscita la sua versione in Blu Ray che trovate qui.

Visto che adesso abbiamo stabilito cosa rientra nel genere supereroistico e cosa no, andiamo ad analizzare di cosa parla questo film.
Enzo Ceccotti il protagonista riceve, come da narrazione classica del genere i suoi superpoteri grazie al fato, poi però dopo questo ammiccamento al mondo dei supereroi, il film prende una direzione totalmente diversa.
Si perché quel diavolo di Nicola Guaglianone smette di interessarsi ai poteri del protagonista e a ciò che ne fa.
I poteri diventano un MCguffin che serve per innescare la trama.
Ma di cosa parla allora questo film?
Parla di solitudine. E' una analisi profonda e  spietata della società che ci stiamo cucendo addosso.
Una società dove siamo tutti individui, dove se cadi nessuno ti raccoglie, dove i legami con le altre persone sono utilitaristici e legati solo alle necessità del momento.
E' di questo che parla questo splendido film, di ciò che ci aspetta e di ciò che ci stiamo perdendo.
Il genere supereroistico viene citato come metanarrazione dall'unico personaggio, Alessia, che in quanto folle ha la possibilità  di ammiccare la pubblico quasi sfondando la quarta parete.
E' lei che chiede a Enzo di fare quella scelta di campo tipica dei supereroi, che ovviamente lui personaggio reale si guarda bene dal fare.
Questo rapporto forzato tra i due però insegnerà al protagonista il valore della comunità, gli dimostrerà che anche se è vero che ogni uomo è un'isola, queste isole hanno bisogno di "ponti", e più sono solidi, meglio è.
Come vedete questo film ci ha meravigliosamente ingannati.
Con la scusa di farci vedere un film sui supereroi ci ha donato invece un'opera complessa e non il solo intrattenimento che ci aspettavamo.
E già solo per questo il film meriterebbe di essere visto e rivisto, più volte come si confà ai classici.
Poi però nel finale lo sceneggiatore piazza il colpo di classe: con la morte di Alessia, Enzo finisce per accettare il suo ruolo: smette di essere un uomo vero in un mondo reale e sposa la folle causa della sua amata,  trasformandosi in un supereroe a tutti gli effetti.
Ecco che i suoi poteri, per la prima volta diventano il tema del racconto, e il film diviene  ( nella sua ultima parte) un film sui supereroi.
Io personalmente spero che non ci sia un seguito, perché a meno di grandi colpi di genio da parte degli sceneggiatori, rischierebbe di essere, allora si, un banale film di supereroi. 









sabato 10 settembre 2016

Le cinque migliori opere di Robin Wood

Per chi vi scrive Robin Wood è uno dei più grandi scrittori di fumetti viventi.
Nel mio Personale olimpo, divide il posto solo con altri due autori : Alan Moore e Naoki Urasawa.
Tutti è tre si dividono equamente la mia ammirazione e il mio amore, ma Robin Wood rimane per me speciale.
Giusto per citare una frase di uno dei miei film preferiti, Il principe delle maree : " non è che la amo di più, la amo solo da più tempo".
Così è per me. Scopri Robin Wood negli anni ottanta, quando la crisi della Editoriale Corno fece sparire dalle edicole i fumetti dei super eroi.
Inizialmente fu un grande colpo, ero rimasto orfano della maggior parte delle mie letture fumettistiche e per un attimo accarezzai l'idea di smettere completamente con questa passione.

Ma le passioni fortunatamente non le si governa e così iniziai a guardarmi intorno e a cercare qualcosa di "nuovo".
Il primo approdo facile fu Lanciostory, usciva ogni settimana, costava relativamente poco e garantiva un ottimo numero di "ore lettura".
Con il senno di poi La chiusura della Corno per me fu una vera e propria benedizione.
Su Lanciostory scoprii un modo completamente nuovo di scrivere e disegnare fumetti.
Scoprii che era possibile raccontare storie anche se non erano presenti super eroi, scoprii la "scuola argentina" e i suoi immensi autori :Oesterheld, Breccia, Altuna, Zanotto e Robin Wood, l'immenso Robin, che in un mare di autori geniali spiccava come un diamante.

Inizialmente pensavo non fosse nemmeno un autore , tanta è la molte di opere da lui scritte, pensavo fosse più un collettivo, e mi sbagliavo: Robin Wood esiste e sa scrivere i fumetti dannatamente bene.
Arrivati a questo punto se avete iniziato a leggere ignorando chi fosse L'autore, dovreste essere abbastanza curiosi da voler sapere quali sono le opere che a mio modesto parere sono quelle che ne rappresentano l'eccellenza.

Gilgamesh




Creata Da Wood e disegnata da Olivera, è a mio avviso la serie più "densa" scritta dall'autore di Origini paraguayane.
Gilgamesh prende come fonte di ispirazione il poema sumero L'Epopea di Gilgameš, e partendo da questo spunto, narra puntata dopo puntata la storia dell'umanità vista con gli occhi di un immortale.
la scrittura di questo fumetto è altissima, i riferimenti culturali complessi e puntuali, ma quello che sorprende, e che è poi la specialità di questo autore, è la precisione con cui racconta gli eventi storici realmente accaduti, una precisione a mio avviso accademica.
L'opera si divide in due parti; la prima in cui Gilgamesh, ripercorre apunto tutta la storia dell'umanita, fino ad arrivare ad un futuro prossimo venturo, dove la stupidità dell'uomo unita alla potenza atomica finiscono per rendere il nostro eroe l'unico abitante sulla terra.
A questo punto Gilgamesh riesce a far partire un razzo e lascia il pianeta terra, la serie ha quindi una svolta netta, e diviene una space opera a tutti gli effetti, dove il protagonista verrà in contatto con diverse civiltà aliene, il tutto mantenendo quel sapore raffinato che me la fa accostare a 2001 odissea nello spazio di Kubrik.

Nippur


Nippur è il fumetto che rende famoso Wood in argentina.
Possiamo definirla la sua prima opera adulta.
La serie è ambientata in Mesopotamia nel terzo milleno AC.
Su Nippur Robin Wood sin da subito mette in campo le caratteristiche che poi diverranno la sua firma:
La scrittura aulica e letteraria delle didascalie,  la sua enorme passione per la storia e la sua conoscenza approfondita di quest'ultima, terza caratteristica il fatto che anche se le puntate sono concepite come episodi autoconclusivi, la saga è tutta in continuity, nel corso degli anni infatti, vedremo il protagonista invecchiare, perdere un occhio, avere un figlio ecc ecc, evolvendo anche umanamente e modificando anche la sua scala "valoriale".
Il punto di forza della serie però sono i personaggi, Wood è un maestro a tratteggiare con poche battute i comprimari che di volta in volta condividono le loro vite con il protagonista, dando a tutti caratteristiche uniche che ve li faranno amare.
Vi assicuro che nessuno dopo aver letto qualche numero potrà rimanere indifferente a personaggi come Hiras o come Hattusil il gobbo.

Dago


E' in assoluto la sua serie più famosa. Se conoscete Wood , probabilmente e perchè avete letto Dago.
Dago è una serie ambientata nel modo del XVI Secolo Dago è la storia del nobile veneziano Cesare Renzi, che tradito dal suo migliore amico a causa di una cospirazione che vede tutta la sua famiglia sterminata, si ritrova dopo essere stato gettato in mare con una daga piantata nelle schiena ad essere ripescato da una nave di pirati turchi.
Reso schiavo da questi ultimi, Cesare Renzi inizierà la sua personale battaglia per la sopravvivenza che lo porterà a scalare tutte le classi sociali della società ottomana.
Il motore che spinge Dago è la vendetta, vuole vendicarsi di tutti quelli che hanno organizzato l'uccisione della sua famiglia.
Nonostante le premesse Dago non perde mai la sua umanità, che unita alla sua etica ne fà uno dei personaggi più affascinanti che vi capiterà mai di leggere in un fumetto.
Nota curiosa, Dago dopo Dylan Dog e Tex è il fumetto con più pagine mensili stampato in italia.


Savarese



Savarese è una serie che racconta la storia del piccolo Giovanni Savarese, costretto ad emigrare in america dalla Sicilia , dopo che la sua famiglia è stata uccisa in una disputa per il controllo di alcuni terreni agricoli.
Siamo nei primi anni del novecento e Wood è capace di raccontarci l'epopea dell'immigrazione italiana di quel periodo con una tale precisione e una tale conoscenza della nostra cultura, da risultare credibilissima.
Come tutte le opere di Wood anche Savarese ha una sua continuity, che ci porterà a vederlo prima tredicenne immigrato alla prese con al sopravvivenza nella grande mela, fino a diventare un agente del' FBI impegnato nella lotta a quella mafia da cui era fuggito nel suo paese natio.  



Helena


Helena è la serie che preferisco tra tutte quelle che ha scritto Wood.
Helena è la storia di una ragazza ricca e privilegiata di Buenos Aires, che scopre alla morte del padre di essere diventata povera.
Helena inizierà quindi un percorso personale e professionale che la porterà a diventare una donna molto intelligente e una giornalista impegnata.
A dispetto delle serie citate sopra Helena è ambientata nel presente, fu scritta negli anni settanta ed a mio avviso è la più smaccatamente  politica delle opere di Wood.
Infatti Wood grazie ad Helena ci mostra la società argentina e le sue contraddizioni, in un paese stretto nella morsa della dittatura.
Helena è anche una grande telenovela, Wood infatti riesce a imitare lo stile narrativo tipico delle serie TV sudamericane, rendendo Helena un ibrido sospeso tra l'impegno sociale e la leggerezza di un fumetto romantico per ragazze.
Un mix straordinariamente efficace.
Nota curiosa, negli anni novanta mediaset da questo fumetto provò a trarre una serie TV che però non ebbe grande fortuna. 


Anche per oggi è tutto alla prossima











sabato 3 settembre 2016

2700 un fantasy tutto italiano, Perle Nascoste, fumetti che vanno recuperati

Nel mille novecentoottantasei Dylan Dog fa capire ai vecchi parruconi dell'editoria italiana ( Boneli compreso) che si può fare un fumetto di successo rompendo le consuetudini e le formule che ci si portava dietro dalla fine degli anni cinquanta.
Questo evento ha dato il via ad una stagione durata all'incirca una decina di anni che ha visto nascere una numero considerevole di "progetti" dalle tematiche più disparate fatti con il tentativo di beccare la nuova gallina dalle uova d'oro.
Tutti fallirono in questo senso, alcuni ebbero vite editoriali dignitose, come Lazarus Leed, o Balboa, ma la maggior parte non durò che una manciata di numeri.



Ad essere mortalmente sinceri la maggior parte di questi fumetti raggiungevano a stento la decenza: spesso erano progetti raffazzonati e buttati in mezzo alla mischia con la speranza di fare il colpaccio.
Però come soleva dire mio nonno anche un orologio rotto durante il giorno segna due volte l'ora giusta.
Infatti tra una marea di storie scialbe e personaggi piatti ogni tanto faceva capolino qualche chicca degna di nota; una di queste a mio avviso era 2700.
2700 era un gioiellino: per prima cosa era un fantasy, ma un fantasy già per l'epoca molto moderno dove robottoni e cavalieri medievali convivevano in un modo post apocalittico in cui la società era regredita in un nuovo medioevo.
Quello che mi colpì all'epoca furono due cose: Prima la scrittura.
Manfredi Toraldo autore dei testi ed inventore della serie sapeva scrivere.
Aveva una padronanza del mezzo che può avere un veterano.
Sapeva reggere le novantasei pagine senza mai allungare il brodo con una naturalezza di chi fa questo mestiere da anni, solo che lui di anni all'epoca ne aveva diciassette.
Quando lo scopri l'ammirazione per il suo lavoro crebbe a dismisura.
La seconda cosa che rese 2700 una di quelle serie che ancora hanno spazio nella mia libreria era l'ambientazione.

In un ambiente ( quello fumettistico dei primi anni novanta) dove nemmeno su Dylan Dog ci si era presi la briga di farsi una mappa della casa del protagonista, con il risultato che la topografia di quest'ultima cambiasse da numero a numero, 2700 aveva un ambientazione solida e coerente fino al più piccolo dei particolari che rendeva la lettura straordinariamente immersiva.
Purtroppo nonostante tutte queste meravigliose premesse anche 2700 non superò i due anni di vita e a differenza di altri fumetti nati nello stesso periodo e divenuti cult come : ESP o Hammer , 2700 non ha mai goduto di una riedizione in volume come avrebbe a mio avviso meritato.






se avete voglia di approfondire l'argomento trovate tutte le informazioni qui

Se per caso , in una fiera o in qualche fumetteria vi capita di trovarne qualche numero fatevi un favore compratelo.