domenica 22 gennaio 2017

Anche i geni hanno bisogno di mangiare. I Wildcats di Alan Moore

Uno pensa (a ragione) che se hai scritto Watchmen e V for vendetta, poi sei a posto.
Puoi campare di rendita per il resto della tua vita.
Non è così. Zio Alan subito dopo aver lasciato la DC in polemica per la gestione dei diritti delle sue opere, si trovò con le pezze al culo.
Da una parte il suo carattere spigoloso e poco incline alla mediazione, dall'altra una gestione poco felice della sua casa editrice la "Mad love" che si schiantò cercando di produrre un'opera mastodontica come big number, resero le finanze di Alan Moore decisamente fragili.

Zio Alan inoltre aveva iniziato a lavorare ad un'altre opera: From Hell, che richiedeva molto tempo e molto studio per essere realizzata, quindi poco adatta a fornire in tempi brevi i soldi di cui lo scrittore inglese necessitava per campare.
Fortunatamente sulla sua strada si presentò Jim Lee, talentuoso disegnatore che qualche anno prima insieme ad altri quattro artisti aveva fondato la Image.
Jim inizialmente aveva bastato tutta la  produzione sulla potenza grafica delle sue matite, mettendo la trama e i dialoghi in secondo piano.
La cosa inizialmente aveva pure funzionato, ma nel giro di un paio d'anni, si era dolorosamente reso evidente il fatto che puoi essere un gran disegnatore, ma se non racconti una storia non fai fumetti, fai "altro".


Ovviamente una cosa del genere si stava ripercuotendo nelle vendite, perché chi acquista fumetti, vuole leggere fumetti e non "altro".
I due arrivano ad un accordo, che prevedeva la gestione da parte di Alan Moore di diversi progetti, uno dei quali era la testata ammiraglia della Wilstorm, etichetta Image di proprietà di Jim Lee.
I Wildcats erano perlopiù nella fase iniziale con i testi della stesso Lee, una copia più o meno riuscita degli X-men, testata in cui Jimbo si era fatto le ossa.
L'incipit della serie era piuttosto semplice: nell'universo si combatte una millenaria guerra tra due razze aliene: i cherubini e i demoniti.
Il gruppo dei buoni è ovviamente dalla parte di cherubini, e combatte i cattivi demoniti che hanno la capacità di infilarsi nei corpi degli umani.
Ovviamente ogni personaggio è una fusione di diversi cliché già ampiamente utilizzati nel mondo del fumetto supereroistico americano.
Si va da Zelota, che ricorda fortemente Elektra di Frank Miller e tutte le Bad girl che ne sono derivate
Fino ad arrivare a Warblade, che, udite udite, ha come peculiarità degli artigli.
In questo scenario narrativamente desolante, si inserisce Zio Alan, che, vi ricordo, nel frattempo era quasi totalmente assorbito da From Hell e sin da subito mette la quarta.
Prima cosa, manda nello spazio il gruppo originale, che era irrecuperabile perfino per lui e si crea i suoi Wildcats, una accozzaglia di perdenti e sociopatici decisamente più profondi e interessanti del gruppo originale.

Ma non si limita a questo che già sarebbe abbastanza per qualsiasi altro scrittore.
Zio Alan ci racconta che una volta tornati al pianeta madre il gruppo principale scopre che la guerra tra le due razze ( i demoniti e i cherubini) è finita da un pezzo, e che la terra essendo uno scenario periferico del conflitto non era stata avvertita della cosa.
In pratica erano come i giapponesi dimenticati sulle isole del pacifico  dopo la seconda guerra mondiale.
La seconda cosa che scoprono è che i cherubini, che la guerra l'hanno vinta, sono delle carogne peggiori perfino dei loro nemici demoniti.
Una volta creato il terreno Zio Alan ci scarrozza per dodici numeri frizzanti e pieni di colpi di scena, che ovviamente non vi rivelerò io.
Se la cosa non vi attizza ancora, sappiate che alle matite c'è un giovane Travis Charest.
Ovviamente non è uno dei migliori lavori fatti da Alan Moore, è soltanto un prodotto confezionato con scopi più alimentari che artistici, ma nonostante tutto rimane una spanna sopra alla media dei fumetti seriali anche attuali.
Se li volete recuperare si trovano a poco prezzo in due pratici volumi : Ritorno a casa e Seconda pelle.
Buona lettura e alla prossima.


domenica 11 dicembre 2016

Sleepers il Noir con i superpoteri

Altro giro altra perla nascosta.
Oggi si parla di Sleepers, miniserie scritta da Ed Brubaker e uscita in America per la Wildstorm nel marzo del duemilaquattro.
Brubaker, è probabilmente uno dei migliori scrittori americani quando si tratta di affrontare il genere noir, o in generale storie più urbane.
Probabilmente oltre al talento la cosa è dovuta al suo passato non proprio specchiato, culminato con l'aver passato diversi anni nel programma protezione testimoni.
Quindi seguendo il vecchio adagio che bisogna sempre scrivere di cose che si conoscono, va da sé che il buon Ed conosce l'argomento in maniera molto approfondita.
Anche il Sleepers è così, in tutto il fumetto si respira un'aria di realtà a tratti quasi fastidiosa perché il mondo vero è molto più sporco e con i confini meno definiti di quello che ci piace credere e Ed Brubaker non fa nulla per addolcirci la pillola.
Di cosa parla la miniserie?


Il protagonista è Holden Carver, poliziotto con super poteri che viene infiltrato come agente sotto copertura  in uno dei gruppi criminali più pericolosi del mondo.
Perché sono così pericolosi? Prima di tutto perché i vertici dell'organizzazione è formata da gente dotata anch'essa di super poteri, poi secondariamente, perché è guidata da Tao, un supercriminale che ha una intelligenza "super" come suo tratto caratteristico.
Se non conoscete Tao, andate subito a recuperare il ciclo di storie dei Wildcats scritto da Alan Moore, dove introduce questo meraviglioso personaggio. Come sempre lo Zio non ne sbaglia una.
Comunque tornando a noi, siccome Tao è uno che lo si infinocchia con molta difficoltà, perché la sua "copertura" possa reggere Holden deve dare un taglio molto netto e credibile alla sua vecchia vita.
Tanto netto, che l'unico a conoscere la verità sulla missione è il suo superiore John Lynch.
Quindi già di suo la missione appare da subito molto difficile, se poi ci si aggiunge il fatto che tempo una decina di pagine Lynch, viene ritrovato nel suo ufficio con una pallottola in testa, vi renderete facilmente conto che la situazione di Holden è tutto fuorché comoda.
Il protagonista che non è uno sprovveduto è costretto così a mantenere a tempo indeterminato la sua copertura in attesa che il suo capo, che non è morto ma è in coma, si svegli e lo faccia reintegrare fra le fila dei buoni.


Il tema portante di tutta la miniserie è proprio la perdita dell'identità.
Brubaker si pone una semplice domanda, cosa è che ci definisce?
Siamo persone per bene perché scegliamo di essere persone per bene, o lo siamo perché il contesto dove viviamo, ci ha spinto ad esserlo?
Probabilmente una domanda che il buon Ed si sarà posto parecchie volte, visto che è stato in tutte e due le parti della barricata.
Holden infatti progressivamente inizia ad empatizzare sempre di più con i suoi "compagni" e volente o nolente è costretto a costruire con loro dei legami.
Questi legami più passa il tempo e più diventano forti, fino al punto che Holden finisce per perdersi diventando indistinguibile dai criminali  che è stato mandato ad arrestare.
La storia è un rasoio, come tutte le storie di Brubaker.
L'atmosfera è claustrofobica, si percepisce perfettamente la tensione di vivere sotto copertura, con il terrore di essere scoperto in qualsiasi momento.


E' una storia che non avrebbe bisogno di super poteri, ma visto che per ragioni alimentari Brubaker ha dovuto ambientare il tutto nell'universo supereroistico di Jim Lee, fa di necessità virtù.
Ed non si limita ad usare i personaggi della Wildstorm come cornice alla storia, al contrario, fa una attenta selezione di alcuni di quelli più promettenti, Tao in primis e li incardina perfettamente nella trama, dando al tutto un tocco esotico, senza mai però tradire il tono noir e realistico della miniserie
Il tutto è stato pubblicato in Italia dalla Magic Press in quattro volumetti : Solo tra le ieneMosse false, La storta via e La lunga strada verso casa.
Con questo è tutto e buona lettura.

sabato 26 novembre 2016

Warren Ellis: le cinque storie da leggere assolutamente.

Warren Ellis ( qualcuno non sarà d'accordo) ha rivoluzionato l'archetipo del supereroe.
In pratica ha fatto quello che prima di lui avevano osato fare solo Stan Lee e Jack Kirby nel '60 e Moore e Miller nel 1980.
Warren quindi è un genio, non un ottimo autore, è proprio un genio.
Il problema di Warren è che regge poco la mole di lavoro.
Se Alan Moore è capace di tenere in piedi quattro o cinque testate contemporaneamente senza subire il minimo calo, per Warren questo è impossibile.
Dategli un paio di serie da seguire e la sua qualità media precipiterà vertiginosamente.
Quindi è un autore molto discontinuo, se poi pensate che odia scrivere storie di supereroi allora potete capire che i suoi capolavori, sono mischiati ad altrettanti lavori non proprio esemplari.
Probabilmente è questo che non lo ha mai portato ad essere considerato tra i geni che hanno rivoluzionato il mondo del fumetto americano, nonostante abbia riscritto il genere supereroistico e abbia rilanciato la Vertigo in declino,  dopo i fasti degli anni ottanta.
Però bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare, quindi ecco le cinque opere che dovete assolutamente leggere di questo autore.

Runis ( rovine)


Ellis si era già fatto notare alla Marvel come autore su "Doom 2099", dimostrando una classe cristallina, ma è con Ruins (Rovine) che esplode letteralmente.
Di cosa parla questa miniserie?
Warren Ellis prende quel capolavoro che è Marvels di Busiek e Ross e ne fa una sua versione malata.
Già da allora dà sfogo a tutta la sua idiosincrasia per il genere supereoistico.
L'idea di base è di dimostrare come le fondamenta di un universo popolato da persone con superpoteri, se rese reali siano fragilissime quando non inconsistenti.
Warren si accanisce non tanto su l'aspetto poco scientifico dei poteri, cosa assai semplice e banale, ma sulla parte psicologica della questione.
Per Ellis quello che  non regge nell'impianto di un universo supereroistico è proprio l 'approccio psicologico.
Nel Mondo di Ellis la natura umana è quella che è: mediocre e miserevole.
Non esiste dal suo punto di vista nessuno che, posto difronte al dono di un potere ultraterreno, possa reggere mentalmente, nemmeno Silver Surfer.
Se crei un mondo di gente dotata di superpoteri, quello che otterrai sono solo rovine.
A mio avviso è l'ultima opera del periodo decostruzionista iniziato dieci anni prima da Moore, è la pietra tombale.
Unica pecca è la qualità grafica che nell'ultima parte cala vistosamente.
Se volete recuperarlo non è facilissimo ma su e-bay lo trovate qui.

Transmetropolitan



Se Ruins è stata al prima opera capace di mettere in luce le qualità di Ellis, Transmetropolitan ne è la definitiva consacrazione.
Senza mezzi termini questa opera uscita in sessanta numeri è un caposaldo del fumetto americano.
Dopo i cupi e piagnucolosi anni ottanta, dove ogni personaggio  passava più tempo a guardarsi l' ombelico che a incidere sulla realtà che lo circondava, Warren mette in campo un personaggio dal segno opposto.
Spider Jerusalem è una perfetta cesura tra quello che era stato il protagonista di un fumetto autoriale nel decennio precedente e quello che dovrà essere in seguito.
Spider non si ama, ma non per questo si piange addosso.
Quando il mondo lo delude, piuttosto che ragionare sulla pochezza dell'uomo, lui gli piscia addosso.
Transmetropolitan è un fumetto scomodo, punk, disegnato in maniera fastidiosa e per nulla confortevole.
E' una scarpa meravigliosa ma che ogni volta che la metti ti fa male.
Nemmeno Miller con il suo Martha Washington va a la guerra era riuscito a creare un futuro così distopico.
La cosa curiosa è che letto venti anni dopo ( il primo numero è del millenovecentonovantasette) ancora regge, segno che il futuro pensato da Ellis non è affatto ipotetico.
Per recuperare tutta la serie vi consiglio la versione della Play-press che si trova a prezzi abbordabili completa qui.

Authority



Qui si fa la storia, come anticipato all'inizio dell'articolo, con questa opera Ellis riscrive completamente l'archetipo del supereroe, basta con la destrutturazione, basta con il supereroe che si vergogna di esserlo.
Ellis cambia tutto: la sua Authority non si domanda "perché" si è supereroi, ma "cosa" si può fare visto che lo si è.
La prospettiva è totalmente ribaltata, i suoi personaggi non si fanno pippe mentali, se c'è da sporcarsi le tutine attillate lo si fa senza troppi patemi.
I suoi supereroi dettano l'agenda del mondo, non la subiscono.
Sono personaggi borderline? Ci sta. Vivono vite a mille all'ora e spesso muoiono male, quindi se tra una crisi e l'altra si drogano o fanno sesso di gruppo per smaltire lo stress non c'è nulla di male.
Tutti i fumetti e film dei supereroi attuali, sia come approccio tematico al genere sia come narrazione sono figli di Authority.
Trovate tutta la serie in due volumi bellissimi qui.

Planetary


La mia opera preferita di Warren Ellis.
E' un'opera di una complessità enorme, con una serie infinita di gradi di lettura.
Sinceramente il mio consiglio è: prima ve la leggete così come viene e vi beate dei meravigliosi disegni di Cassaday; poi vi cercate una guida alla lettura, e vi godete tutto quello che vi siete persi.
Scoprirete così  che la tana del bianconiglio è molto più profonda di quello che sembra.
Per essere brevi, ci sono tre temi su cui si sviluppa il fumetto. Il primo è un omaggio a tutta la cultura pop di questo secolo, per cui ogni numero a partire dalla grafica della copertina che cambia ogni volta, è una richiamo ad un personaggio o ad un genere dell'immaginario popolare.
Si va da Marilyn, a Godzilla, passando per Hulk.
Il secondo tema portante, che è poi la trama orizzontale di tutta la serie, è il mistero che c'è dietro al protagonista: Elijah Snow.
Il terzo filone, il più importante parla del già citato odio di Ellis per gli uomini in calzamaglia.
In un'intervista di qualche anno fa ebbe a dire che lavorare nel mercato americano era frustrante perché ogni genere doveva essere necessariamente ricondotto al genere supereroistico: in pratica era come se in America uno scrittore di libri a prescindere dal genere letterario fosse costretto a inserire in ogni suo libro un'infermiera come protagonista.
Ecco per Warren Ellis questa stortura è diventata via via sempre più difficile da accettare.
La considera un freno enorme alla creatività e alle potenzialità che il fumetto americano può esprimere.
Planetary è il suo grido di dolore, i misteriosi quattro che sono i cattivi che incombono sul protagonista sin dall'inizio, sono una citazione fin troppo esplicita dei fantastici quattro che, a detta di Warren, con il loro avvento hanno si riportato in auge il genere supereroistico che da anni boccheggiava, ma lo hanno fatto talmente bene da finire con il cannibalizzare ogni altro genere.
Leggetelo tenendo in mente questa cosa, ed improvvisamente tutta l'opera vi si mostrerà con una nuova luce.
Un'opera a cui Warren Ellis ha riservato una cura particolare, tanto da stopparla nei periodi in cui aveva troppo lavoro, conscio di non poterla scrivere al meglio delle proprie potenzialità.


Nextwave


Ellis anche per motivi alimentari ogni tanto deve ritornare a scrivere di supertute.
Spesso lo fa di malavoglia, ogni tanto quando le major gli danno carta bianca, tira fuori il colpo da maestro.
E questo è il caso di Nextwave, serie dissacrante, dove Ellis si diverte a giocare con una serie di personaggi minori della casa delle idee.
Viene fuori che Ellis è un comico di razza, ricorda da vicino la Justice League di J.M. DeMatteis e vi assicuro che non è un difetto.
Ovviamente in America la serie è stata un flop costringendo la Marvel a chiudere anticipatamente il progetto, la cosa si nota sopratutto nel finale un pelo tirato via.
Da assumere ogni volta che avete bisogno di staccare con la roba pizzosa e di farvi una sana risata.
Li trovate in due agili volumi qui e qui










domenica 20 novembre 2016

I cinque migliori fumetti fantasy francesi

Quando uno pensa al fantasy, sopratutto nei fumetti, per prima cosa si pensa ai manga giapponesi.
Poi a qualche autore americano tipo Jeff Smith, o ai coniugi Pini.
Raramente si arriva al fumetto franco-belga .
Sarà che il genere fantasy è per definizione un genere anglosassone, quindi si fa fatica ad immaginare che nella sciovinista Francia ci siano autori che si sono cimentati in questo genere.
La notizia è che il fumetto franco-belga è talmente vasto e vitale che di fantasy ne ha prodotti a pacchi.
La notizia ancora migliore è che i nostri cugini d'oltralpe i fantasy li sanno scrivere molto bene.
La notizia brutta è che in Italia ne sono stati stampati pochi e male.
Di seguito vi elenco quelli che secondo me  vanno assolutamente letti.

Il grande potere del Chninkel


Questo a mio avviso insieme alla Fortezza di cui vi parlerò dopo è uno delle migliori saga fantasy che siano mai state scritte.
La storia è presto detta, c'è un mondo: Daar dove da sempre è in corso una guerra tra tre eserciti guidati da tre immortali.
Il punto è che tutti e tre utilizzano come grosso delle truppe da mandare la massacro una quarta razza i Chninkel.
I Chninkel sia come fattezze che come indole ricordano molto gli Hobbit Tolkeniani e sono completamente schiavi, sono gli agnelli da sacrificare.
Dopo l'ennesima battaglia che vede lasciare sul campo migliaia di Chninkel caduti per ognuna delle tre fazioni uno di loro J'on  ferito alla testa ma sopravvissuto al massacro, ha una visione.
Un monolito nero che dichiara di essere U'n  il maestro creatore dei mondi gli ordina di andare dai tre immortali e obbligarli a porre fine a questa guerra infinita.
Per aiutarlo in questa impresa, visto che è solo un piccolo Chninkel, U'n lo investe del "grande potere".
Ed è qui che il fumetto diventa meraviglioso perché noi lettori e in parte anche J'on non sappiamo se U'n è frutto della sua fantasia e del colpo ricevuto in testa o è effettivamente una divinità.
Sta di fatto che J'on parte per la sua missione dotato di questo grande "potere" che però non si palesa mai in maniera chiara, facendo nascere più di un dubbio su questa investitura.
Nonostante tutto J'on porterà a termine la sua missione.
Il fantasy in questo caso viene utilizzato da Van Hamme, autore dei testi per farci riflettere sulle religioni, e sul loro potere, che si basa più sulla fede incrollabile di chi le professa che su di una "presunta" investitura divina.
Se lo volete recuperare lo trovate qui.

La Fortezza



Questa è l'opera fantasy che ho amato di più in assoluto.
Scritta da due geni assoluti che rispondono al nome di Sfar e Trondheim, è un progetto elefantiaco che a detta degli autori alla fine sarà composta da trecento volumi (si avete letto bene: tre volte cento)
per ora in Francia ne sono stati pubblicati una trentina al ritmo di un paio all'anno (la cosa è iniziata nell'ottantotto).
Ed ecco le note dolenti: in Italia ne sono stati pubblicati solo cinque; tre dalla Phoenix e due dalla Magic-press. Dopo questi tentativi andati piuttosto male, la fortezza si è fatta la nomea di serie che porta "sfiga" e quindi ad ora nessun altro editore si è preso la briga di dargli una dignità editoriale.
Di cosa parla la Fortezza (in originale Donjon)?
Parla proprio di un Dungeon, di quelli classici in cui gli avventurieri nei giochi di ruolo si infilano per ammazzare mostri e sgraffignare tesori.
La storia di questa Fortezza è narrata contemporaneamente in tre epoche distinte: Potron-Minet, che narra della costruzione della Fortezza, lo Zenith che narra L'apogeo della stessa, e infine il Crepuscolo dove si racconta il suo declino.
Le tre linee narrative vengono raccontate in contemporanea, quindi spesso di alcuni protagonisti conosciamo già in anticipo le future gesta come nel caso dell'anatra Herbert che nello Zenith è un eroe pasticcione e nel Crepuscolo è i signore oscuro della fortezza stessa.
Come sia arrivato a ciò lo si scoprirà ovviamente con il prosieguo del racconto.
Ora i più attenti di voi avranno notato che ho scritto "papero" parlando di uno dei protagonisti della serie, si perché la serie è popolata di animali antropomorfi ed ha un taglio comico.
Questo non significa che sia solo comica, certo per la maggior parte del tempo Sfar e Trondheim si divertono a smontare uno ad uno tutti i cliché del genere fantasy, ma ogni tanto c'è un guizzo, spesso inaspettato, dove il comico si mescola al dramma o alla riflessione più seriosa.
Un must assoluto che io mi sono procurato tutto in lingua originale.

Le cronache della luna nera


Se i primi due fumetti di cui vi ho parlato trattano un fantasy meno "classico" qui invece siamo  in pieno high fantasy, dove il male è cattivissimo e i protagonisti sono eroi leggendari dal destino ineluttabile.
E' a mio avviso un'opera più semplice rispetto alle due di cui vi ho parlato sopra, fatta per intrattenere, piena di effetti speciali, battute roboanti, il tutto condito da un disegno estremo ma efficace.
Questo stile tradisce l'origine dei due autori  Francois Marcela Froideval Olivier Ledroit i quali approdano al fumetto direttamente dal mondo del gioco di ruolo.
Non aspettatevi grandissime cose, ma preparatevi ad un po' di sano intrattenimento fatto bene e da professionisti rodati.
Ultima cosa e non da poco, in Italia è stato pubblicato interamente dalla Alessandro editore, quindi è facilmente reperibile.
Se volete recuperarlo potete iniziare dal primo volume che trovate qui


Thorgal


Dopo un passaggio verso il fantasy più rassicurante ecco che si ritorna a qualcosa di borderline.
Devo confessare che ho pensato molto se inserire questo titolo tra i cinque fantasy, perché a dirla tutta non è propriamente un fantasy, non nella versione canonica per lo meno.
Il motivo che mi ha fatto decidere per il suo inserimento è il valore assoluto dell'opera.
Thorgal è un classicone che ha visto la luce nel 1980 e che ha dato vita anche a numerosi spin off.
Praticamente è un monumento.
La saga è ambientata nel nostro mondo, e precisamente nel periodo più florido della storia vichinga.
Infatti Thorgal è un vichingo, ma non aspettatevi il classico omaccione tutto ascia e razzie.
Fin da subito il protagonista si presenta come qualcosa di alieno rispetto al resto dei vichinghi.
Non solo per il fatto che viene chiamato il figlio delle stelle, cosa che prelude alla deriva fantasy/ fantascientifica che prenderà la serie, ma perché Thorgal è un uomo ragionevole e illuminato che a differenza di chi lo circonda applica la ragione e la comprensione prima che la violenza.
In certi punti  mi ha ricordato Ken Parker, personaggio di Berardi e Milazzo, anche lui calato in un mondo violento e predatorio eppure capace di non perdere la propria umanità.
Thorgal ha anche un'altra peculiarità: la sua storia ha una continuity interna che fa evolvere tutti i personaggi, il protagonista in primis, rendendo il tutto ancora più sfaccettato e credibile.
Non mi soffermo sui disegni di Rosinski che sono di una bellezza imbarazzante, e che nel formato francese danno il loro meglio.
Dopo una vita editoriale italiana un po' travagliata, negli ultimi anni grazie alla Panini abbiamo avuto la possibilità di vedere pubblicata l'intera opera.
Se la volte completa la trovate qui.

Alla Ricerca dell'Augello del Tempo


Questo fumetto lo lessi sulla rivista Skorpio, nel periodo di passaggio dalla mia sbornia bambinesca per i super eroi alla ricerca di un "qualcosa" di diverso da leggere.
Mi colpì perché in quello stesso periodo avevo scoperto tramite lo Hobbit un "genere" di cui ignoravo l'esistenza e ritrovarmi un fumetto che ricalcava le stesse tematiche fu una piacevole sorpresa.
La storia è la più classica delle storie classiche: il male sta per schiantarsi sul mondo, e un pugno di eroi capitanati da Bragon un vecchio avventuriero che aveva appeso l'ascia la chiodo per dedicarsi alla gestione di una locanda, si mette alla ricerca  dell'unico oggetto di impedire al male di avere la meglio.
Questo manipolo di eroi ovviamente nella cerca, incontrerà personaggi straordinari e nemici implacabili, e alla fine della loro avventura scopriranno di non essere più le stesse persone di quando erano partiti.
Come vedete nulla di nuovo sotto il sole, apparentemente.
Perché poi una volta iniziata la lettura difficilmente riuscirete a staccarvi.
Il tutto è confezionato con tale maestria che già a metà del primo volume sarete innamorati persi di ogni personaggio che compone la banda.
Un gioiello degli anni ottanta che a mio avviso non è invecchiato per nulla.
Se lo volete recuperare il primo volume lo trovate qui.

 


domenica 6 novembre 2016

Irredimibile Il superman che la DC non si può permettere

Il febbraio del duemilanove Mark Waid per la Boom studios fa uscire Irredeemable.
Mark non fa mistero che il "plutoniano" protagonista del fumetto sia ispirato fortissimamente  a Superman.

Anzi è Superman, citando le testuali parole di Waid, "in Irredeemable, ho scritto la storia di Superman che la DC non mi avrebbe mai permesso di pubblicare."
Perché ne parlo sul blog, che di solito tratta di argomenti più agée?
Beh primo perché è un capolavoro, un capolavoro che dopo un'iniziale ottima partenza nella sua edizione italiana,  nel corso del tempo ha visto erodere il suo parco lettori, uscendo dai radar della "roba" da leggere assolutamente, e questo francamente è un peccato.
Secondo perché a Lucca è uscito l'ultimo volume che ne conclude la saga, quindi voi fortunati che lo scoprite adesso non avete scuse, ve lo potete godere tutto d'un fiato senza dover aspettare anni.
Il fatto che la versione italiana di questa meravigliosa serie sia stata portata a termine non è una cosa scontata, anzi.


Le vendite dicevamo per questo capolavoro (e non uso il termine con leggerezza) in Italia hanno latitato e la Italycomics, visto che si tratta di una casa editrice e non di un istituto di beneficienza, poteva benissimo fermarne l'uscita, nel momento in cui la faccenda fosse diventata antieconomica.
Fortunatamente per noi Paolo Accolti Gil, patron della casa editrice ha deciso di onorare il patto con i lettori e non senza qualche difficoltà di portarla a termine.
Si va bene ma in soldoni di cosa parla Irredeemable?
Come ogni cosa che nasce dal genio l'idea è semplice ma devastante. Ovvero che succede se Superman si incazza?


Si perché c'è sempre stata nel fondo della mia mente una domanda mai veramente formalizzata, ma che si ripresentava ad ogni lettura di un albo di Superman: Superman non è reale, o meglio la sua personalità non è reale.
Nessuna persona al mondo può avere il suo controllo, perfino il Gesù dei Vangeli ogni tanto cede al suo lato "oscuro" prendendo a ceffoni i mercanti. Superman no.
Superman non molla mai, qualsiasi trauma, dramma, incomprensione, nemmeno l'ingratitudine dei terrestri sembra toccarlo, come se oltre al corpo anche la sua psiche sia invulnerabile.
L'ultima incarnazione cinematografica dell'azzurrone  tende a mostrare un Superman meno controllato e quindi più inquietante.
Ecco Mark Waid va oltre, spinge il concetto al limite: che succede se Superman si stanca delle mediocrità umana e decide di porsi dove la natura lo ha già posto, ovvero in cima alla catena alimentare?
Succede Irredeemable, succede che il Plutoniano (Superman) decida che l'umanità  abbia bisogno di capire i valori di forza in campo e come primo atto del suo nuovo corso, inizi ad ammazzare i membri del suo vecchio gruppo di super eroi, gli unici che in "qualche" modo potrebbero fermarlo.
ovviamente è chiaro sin dalla prima vignetta che è più scrupolo che reale preoccupazione.
Se uno come Superman o il Plutoniano smette di trattenersi e di attribuire valore alla vita umana, praticamente diventa inarrestabile.


Il proseguo della serie ci mostra uno ad uno tutte le pressioni a cui è sottoposto un essere con i poteri come i suoi.
Grazie ad un uso eccellente dei flashback Mark Waid ci racconta le origini del malessere del Plutoniano, e per quanto il suo comportamento sia inaccettabile, scopriamo che in fondo infondo non ha tutti i torti.
Pochi giorni fa ho finito di leggere l'ultimo volume ed il finale è qualcosa di straordinario e poetico.
Dopo più di trenta anni di lettura di fumetti è davvero difficile che qualcosa mi spiazzi e mi emozioni, Mark Waid c'è riuscito e io di questo non finirò mai di ringraziarlo.
Se volete recuperare l'intera serie la trovate qui , sono sette volumi, pure un pelo più costosi della media , ma valgono ogni singolo centesimo.

sabato 22 ottobre 2016

Devil & Hulk 3 Doppio zero Perle Nascoste, fumetti che vanno recuperati.

Hulk alla fine degli anni novanta era una testata in crisi profonda, sia di vendite che di tematiche.
Il meccanismo del "mostro buono" che vuole essere lasciato in pace, stava mostrando la corda da un pezzo.
Era un periodo di transizione quello per il fumetto americano, dove da una parte la DC sfornava capolavori come Watchmen o il Cavaliere oscuro e dava alla luce la linea Vertigo.
Mentre dall'altra la Marvel cercava pur mantenendosi nell'alveo del comics code di svecchiare tutti i suoi personaggi più famosi.
Dopo un primo tentativo fatto da John Byrne, star indiscussa dell'epoca e famoso per aver rigenerato molti "brand" classici come i Fantastici Quattro o Superman,  che durò solo sei numeri, il personaggio venne affidato a Peter David che decise di abbandonare il vecchio cliché che per venti anni era stata l'impalcatura del personaggio e di esplorare un nuovo approccio per questa figura.
L'idea di Peter David, parte dalla psicologia, tema a lui caro che aveva già usato e che userà anche in seguito.
Hulk secondo Peter David non è un mostro creato dai raggi gamma che condivide il suo corpo con il pavido Banner, no. Hulk è semplicemente una delle tante personalità della psiche devastata di Banner, che grazie ai raggi gamma ha potuto modellare un corpo adatto alle sue esigenze.
Ecco spiegati secondo David il perché dei tanti cambiamenti grafici del personaggio; uno su tutti il colore della pelle che nella sua origine era grigia.
Da questo ultimo particolare  Peter David riparte.
Via Banner che nell'economia della sua gestione del personaggio non è che un aspetto di Hulk e bentornato Hulk grigio.
Si perché a rileggere le prime storie scritte da Stan Lee e disegnate da Kirby, l'Hulk grigio non era affatto stupido, anzi.
Abbandonando definitivamente la versione stupida e solitaria del gigante verde Peter David inizia a costruire storia su storia il suo nuovo personaggio, la sua gestione durerà 100 numeri, otto anni, nei quali Hulk evolverà cambierà colore e personalità più volte.
Mentre nella prima parte della sua gestione David si concentra più sull'aggiustare e consolidare la sua visione del personaggio,  nella seconda si permette di esplorare una serie di tematiche etiche che fino al quel momento pochi altri ( quasi tutti in casa DC) avevano inserito così approfonditamente in un fumetto di super eroi.
Una delle più belle storie di questo periodo è appunto Doppio zero.

La storia viene pubblicata per la prima volta in Italia su Devil & Hulk 3 della appena nata Marvel Italia.

La storia in questione non vede come protagonista Hulk, che non apparirà mai, ma un suo comprimario Doc Samson, psicologo anche lui dotato di poteri grazie ai raggi gamma, che viene chiamato nel braccio della morte per dare sostegno psicologico ad una super criminale, prima dell'esecuzione.

Sarà appunto la pena di morte il tema di questo racconto di ventidue pagine.
Doppio zero ovvero Leslie Anne racconterà al dottore tutta la sua storia , dalle sue origini come vigilante, alla frustrazione nel vedersi affibbiato il nome da battaglia di Doppio Zero dai giornalisti che avevano equivocato il suo simbolo( l'infinito), fino all'uccisione del senatore Ray Hartwell che ne ha causato l'arresto e la condanna a morte.

Leslie non è una personalità facile,  è una donna dura che non ispira simpatia.
Durante il racconto inizialmente non siamo portati ad empatizzare con lei, tuttavia nel proseguo delle pagine succede qualcosa.
Dapprima è un semplice campanello dall'arme, poi diventa un sospetto, quando la cosa si trasforma in certezza, è troppo tardi Leslie ha già scontato la sua pena e giace morta sulla sedia elettrica.
La narrazione di David non è mai didascalica, ciò che apprendiamo lo apprendiamo leggendo il sotto testo, non c'è paternalismo e la lezione morale è del tutto assente.
C'è solo la storia di una persona che ha fatto delle scelte, scelte che le sono costate un prezzo altissimo, sta a noi e al nostro giudizio critico decidere se quel prezzo era giusto o meno.

Sta di fatto che NESSUNO e lo ripeto NESSUNO che sia dotato di un minimo di sensibilità potrà rimanere indifferente dopo aver letto questa storia.
Ci sono davvero pochi autori capaci in 22 pagine di raccontare una storia così profonda e articolata, Peter David ci riesce con una naturalezza sconcertante, e la cosa grave è che non sarà un cosa isolata.

Se volte recuperare la storia in questione la trovate qui
Se invece volete recuperare tutta la run di David su Hulk  la trovate in tre comodi volumi pubblicati dalla Panini ; volume uno, volume due e volume tre.
Anche per questa settimana è tutto alla prossima.



domenica 9 ottobre 2016

Garth Ennis le 5 Opere che devi assolutamente leggere

Garth Hennis fa parte di quella che in America viene chiamata la seconda british invasion.
Garth non è visionario come Alan Moore o psichedelico come Grant Morrison;  Garth è un tipo con i piedi per terra.
Sarà perchè è Irlandese, sarà perchè è nato nel nord dell' Irlanda nel peggior periodo della sua storia. Sarà che se a due anni di vita ti trovi ad assistere ad uno dei peggiori massacri fatti dall'esercito inglese nella storia recente, qualcosa dentro per forza te la muove.
Sta di fatto che raramente si abbandona a voli pindarici, a lui piace stare nel concreto; questo però non gli ha impedito di scrivere fumetti e di farlo dannatamente bene.
Io l'ho scoperto con Preacher, la sua opera più famosa ed è stata un'epifania.
Successivamente ho recuperato quasi tutto quello che aveva prodotto prima, e che in Italia non era stato ancora pubblicato, così è venuto fuori che Preacher non era un caso isolato, manco per il cazzo.
Garth è uno che che con le parole ci sa fare, certo non ha l'eleganza di Neil Gaiman nel metterle in fila, ma ci stà.
E' un figlio di puttana irlandese e i tipi come lui al fioretto preferiscono la mazza.
Questa che segue è la mia personale classifica delle sue cinque opere che uno dovrebbe leggersi, sempre che abbiate le palle per farlo.

Preacher


E' stata pubblicata dalla DC comics con il marchio Vertigo nel millenovecentonovantacinque.
E' composta da sessantasei albetti mensili più cinque numeri speciali, che nonostante siano usciti a parte rispetto alla serie costituiscono un unicum con il resto dell'opera.
Preacher ha una trama apparentemente bislacca: Un angelo e un demone, si innamorano e generano un figlio che non essendo né "bene" né "male" è di fatto un dio fatto e finito.
Il Dio cattolico, scoperto il fattaccio, prima si incazza con i suoi attendenti rei di non riuscire a tenere l'uccello nei pantaloni, poi decide che ne ha abbastanza di tutto e se ne va sulla terra, lasciando gli angeli da soli ad occuparsi del nuovo arrivato.
Ovviamente Genesis, questo pargolo divino, ci mette meno di due vignette per comprendere di essere infinitamente potente  e che quindi gli angeli possono fare poco o nulla per contenerlo.
Genesis, che è un infante e quindi privo di una coscienza formata si precipita sulla terra in cerca di una qualsiasi persona in cui istallarsi e che lo aiuti a formarsene una sua.
Arrivato sulla terra si infila nella testa di un predicatore, tale Jesse Custer; un tipo con un passato complesso e con parecchi dubbi, sopratutto per quanto riguarda la fede.
L'unione dei due porta ad una serie di eventi che poi saranno il motore della storia.
Per prima cosa Jesse apprende, che Dio, il suo dio, quello a cui lui ha dedicato la sua intera esistenza alla prima difficoltà si è dato.
Questa cosa ovviamente lo fa incazzare e quindi prende la decisione di scovarlo (visto che si trova sulla terra) e da buon texano di dargli una ripassata, dato che ora Jesse può in teoria accedere ai poteri di Genesis.
Ad aiutarlo nell'impresa ci saranno una sua ex fidanzata, nel frattempo divenuta una killer a pagamento, ed un vampiro irlandese, che è quanto di più lontano dallo stereotipo del vampiro che andava di moda  negli anni novanta, vi ricordo che era l'epoca in cui il libro "Intervista col vampiro" di Ann Rice furoreggiava grazie al film con Tom Cruise.
Ecco a dirla così sembra una stronzata, ed io nei panni di Karen Berger (sempre sia lodata) lo avrei accompagnato alla porta.
Fortunatamente io non sono Karen Berger e fortunatamente lei il suo lavoro lo sapeva fare.
Preacher infatti a dispetto delle premesse è un fumetto fottutamente bello.
Di quella bellezza che però non ti accarezza, ma al contrario ti prende a calci.
E' scorretto, sessualmente ambiguo, iconoclasta e irrimediabilmente cinico.
Bisogna ringraziare il fatto che il mondo del fumetto sia un posto piccolo in Italia ed ignorato dai più, perché se anche solo uno del moige si fosse accorto di quello che che ci stava scritto in quelle pagine, la Magic Press che all'epoca lo pubblicava in italia, avrebbe passato qualche brutto quarto d'ora.
Ed invece una volta tanto grazie all'ignoranza italica, ce lo siamo potuti gustare per tutti i settantadue numeri speciali compresi.
In definitiva Preacher è un'opera sontuosa e scomoda dal leggere assolutamente, che però un po' si perde nel finale.
Se lo volete recuperare ne sono usciti quattro volumi che trovate, qui.


Hitman


Tommy Monaghan è un personaggio che è nato sulle pagine di the Demon, serie che il buon Garth prese in mano nel millenocecentonovantatre e che portò avanti fino al novantacinque.
Tommy è un killer, nato e vissuto nel "calderone" uno dei quartieri più difficili di Gotham City.
Qui ha tutti i suoi affetti e le sue certezze.
Per un caso fortuito ha ricevuto dei poteri, roba minima: la capacità di leggere la mente e la vista a raggi x.
Nulla di eclatante, ma tanto basta per farlo diventare un killer specializzato in metaumani.
Ovviamente Garth, se ne fotte quasi subito della premessa per concentrarsi sulle cose che ama di più raccontare: l'amicizia, l'appartenenza e l'etica.
Perché è di questo fondamentalmente che parla Hitman, nome di battaglia  che tra l'altro Tommy non userà mai, preferendo farsi chiamare con il suo nome di battesimo.
Garth popola il calderone di personaggi straordinari, che saranno la vita di Tommy.
Più che personaggi Garth crea persone grottesche come piacciono a lui, ma estremamente vive.
E saranno proprio queste persone che incrociano la vita di Tommy ad essere il motore narrativo di tutto il fumetto.
Saranno loro con le loro vite a costringere il protagonista a compiere delle scelte etiche ma facili, saranno loro che lo deluderanno, lo feriranno, o semplicemente con la loro morte lo faranno soffrire.
Si perché Hitman è il primo laboratorio dove Garth sperimenterà quel tipo di narrazione che poi in Preacher diventerà lo stato dell'arte, alternando il grottesco, il comico, al dramma.
Hitman è un fumetto meraviglioso e profondo, dove l'immagine del super eroe viene impietosamente messa alla berlina; da leggere assolutamente sono le storie dove compaiono Superman, Batman, e Lanterna verde.
Hitman è tante cose ma più di tutte è la sua invenzione più grande: Sixpack e la sua sezione otto, quando leggerete Hitman converrete con me.
La Planeta de Agostini lo ha pubblicato in volumi molto corposi ( sette se non erro) che trovate qui 

Hellblazer


Garth Ennis prende in mano la serie  dopo la gestione di Delano,  che a sua volta  era stato designato dal quel mostro sacro che è Alan Moore perché ne scrivesse la serie regolare.
Capirete subito che come prima grande esperienza in un fumetto americano, mettere mano ad un personaggio come John Constantine, dopo questi due tizi non è proprio una passeggiata di salute.
Eppure Garth sin da subito, forse per talento, forse per follia, imbrocca la strada giusta.
Per prima cosa, alleggerisce la serie, abbandonando in parte l'atmosfera cupa e orrorifica che aveva permeato tutta la gestione precedente.
Garth come sempre si concentra sulle persone.
Chi è John Constantine, cosa lo muove? E' uno che eticamente sta sempre dalla parte giusta? Che significa essere amico di un tizio del genere?
Ecco tutta la sua gestione è improntata a rispondere a questi quattro quesiti.
Il Costantine di Ennis, è si il cinico e manipolatore tizio tratteggiato da Moore e Delano, ma è anche qualcosa di più.
Nelle mani di Garth, John mostra tutta la sua debolezza, si perché fondamentalmente John come ogni truffatore, prima di tutto è un debole.
Capace di tradire gli amici e infilarli nella merda pur di tirarsi fuori dagli impicci.
però è anche un eroe, perché è anche così folle  di sfidare il demonio in persona se c'è da a aiutare un amico in difficoltà.
E' questa dualità che fa di John Constantine un essere umano vero, meschino e grandioso.
Ma come sempre saranno i comprimari la vera forza della serie, come sempre è attraverso di loro che Garth mostrerà cosa significa essere John Constantine, e il prezzo che si paga a fare quello che fa lui.
Per quanto mi riguarda la sua gestione del personaggio è la punta più alta tocca della serie.
Vetta mai più raggiunta da nessun altro.


Il punitore


Garth arriva al Punitore in un periodo molto controverso per questo personaggio.
Infatti gli autori non sapendo bene cosa far fare al povero Frank, avevano finito per trasformarlo in un angelo vendicatore (dopo averlo fatto morire) al servizio dell'altissimo, con tanto di arma mistica.
Fortunatamente la dirigenza Marvel si accorse che la china che aveva preso il suo personaggio più crudo e realistico non poteva durare, e complice l'ennesimo tentativo di creare un' etichetta adulta simil Vertigo ( Marvel Knights) chiamano l'autore che negli anni novanta aveva rilanciato l'etichetta della DC creando, quel capolavoro chiamato Preacher di cui ho parlato sopra.
Ennis e il Punitore sono come mettere insieme la glicerina e l'acido nitrico, quello che ne viene fuori è una run: Bentornato Frank, in cui Garth si diverte a raccontare le gesta del vigilante più spietato della Marvel nella maniera più truculenta e grottesca possibile.
Questi dodici albi sono un concentrato di situazioni al limite e dialoghi sublimi, nella serie Ennis come sempre non rinuncia a  smontare il mito del super eroe: assolutamente da leggere il siparietto tra il Punitore e Daredevil.
dopo questa prova straordinaria che potete trovare qui. Garth ricevette comunque critiche dai fan, che lo accusavano di aver riproposto lo stesso approccio narrativo, già visto e rivisto nelle sue opere precedenti.
A questo punto, visto che la Marvel dopo lo scarso successo della linea Marvel Knights, ci stava riprovando con l'ennesima etichetta adulta: MAX, Garth decide di riprendere in mano il personaggio e riscriverlo partendo dalle origini con Born dove dà una sua visione del perché Frank Castle è diventato il Punitore, per poi mettere in fila una run lunghissima con uno stile completamente antitetico rispetto al lavoro fatto su Marvel Knights.
Qui la narrazione è asciutta, la violenza è reale, il grottesco e il comico totalmente assenti.
E' un fumetto di guerra, scritto da dio dove, Ennis ci descrive un Castle poco rassicurante, dove ci mostra la parte disumana del personaggio.
Per Ennis il Punitore è un serial killer incapace di smettere di fare ciò che fa, e il fatto che se la prenda con i criminali per noi gente civile è solo fortuna.
La Panini ha raccolto questa lunghissima run in una serie di volumi chiamata Garth Ennis Collection: The Punisher che ovviamente trovate qua.


The boys

The boys è l'ultimo lavoro del buon Garth, dove riprende il mano il discorso sui super eroi iniziato con Hitman.
Complice quel capolavoro che è Authority, di cui spero scriverò a breve, Ennis si diverte a mostrarci il lato B di essere un tizio dotato di super poteri.
Lo stile è sempre quello: dissacrante e grottesco.
La visione del mondo dei super eroi è cinica e senza speranza.
Ma c'è di più; se uno dei difetti dello scrittore Irlandese è sempre stato la gestione delle trame sul lungo termine, una su tutti la run finale di Preacher; su The boys ci mostra che nel corso degli anni Garth ha migliorato di molto questa skill.
La trama orizzontale di The boys infatti è un gioellino che si dipana senza intoppi  e dove ogni cosa alla fine si incastra alla perfezione.
Il tutto senza perdere quelli che sono i punti di forza dello stile a cui ci ha abituato nel corso degli anni : ovvero i personaggi.
Sin dal protagonista, il Piccolo Hughie, la serie è popolata da un numero impressionante di personaggi, ognuno a modo suo iconico, motivo questo che già da solo vale l'acquisto della serie.
Il fumetto è pubblicato in albi spillati e in volumi, se volete iniziare a seguire la serie potete tranquillamente partire da qui.

anche per oggi è tutto, alla prossima.