sabato 26 novembre 2016

Warren Ellis: le cinque storie da leggere assolutamente.

Warren Ellis ( qualcuno non sarà d'accordo) ha rivoluzionato l'archetipo del supereroe.
In pratica ha fatto quello che prima di lui avevano osato fare solo Stan Lee e Jack Kirby nel '60 e Moore e Miller nel 1980.
Warren quindi è un genio, non un ottimo autore, è proprio un genio.
Il problema di Warren è che regge poco la mole di lavoro.
Se Alan Moore è capace di tenere in piedi quattro o cinque testate contemporaneamente senza subire il minimo calo, per Warren questo è impossibile.
Dategli un paio di serie da seguire e la sua qualità media precipiterà vertiginosamente.
Quindi è un autore molto discontinuo, se poi pensate che odia scrivere storie di supereroi allora potete capire che i suoi capolavori, sono mischiati ad altrettanti lavori non proprio esemplari.
Probabilmente è questo che non lo ha mai portato ad essere considerato tra i geni che hanno rivoluzionato il mondo del fumetto americano, nonostante abbia riscritto il genere supereroistico e abbia rilanciato la Vertigo in declino,  dopo i fasti degli anni ottanta.
Però bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare, quindi ecco le cinque opere che dovete assolutamente leggere di questo autore.

Runis ( rovine)


Ellis si era già fatto notare alla Marvel come autore su "Doom 2099", dimostrando una classe cristallina, ma è con Ruins (Rovine) che esplode letteralmente.
Di cosa parla questa miniserie?
Warren Ellis prende quel capolavoro che è Marvels di Busiek e Ross e ne fa una sua versione malata.
Già da allora dà sfogo a tutta la sua idiosincrasia per il genere supereoistico.
L'idea di base è di dimostrare come le fondamenta di un universo popolato da persone con superpoteri, se rese reali siano fragilissime quando non inconsistenti.
Warren si accanisce non tanto su l'aspetto poco scientifico dei poteri, cosa assai semplice e banale, ma sulla parte psicologica della questione.
Per Ellis quello che  non regge nell'impianto di un universo supereroistico è proprio l 'approccio psicologico.
Nel Mondo di Ellis la natura umana è quella che è: mediocre e miserevole.
Non esiste dal suo punto di vista nessuno che, posto difronte al dono di un potere ultraterreno, possa reggere mentalmente, nemmeno Silver Surfer.
Se crei un mondo di gente dotata di superpoteri, quello che otterrai sono solo rovine.
A mio avviso è l'ultima opera del periodo decostruzionista iniziato dieci anni prima da Moore, è la pietra tombale.
Unica pecca è la qualità grafica che nell'ultima parte cala vistosamente.
Se volete recuperarlo non è facilissimo ma su e-bay lo trovate qui.

Transmetropolitan



Se Ruins è stata al prima opera capace di mettere in luce le qualità di Ellis, Transmetropolitan ne è la definitiva consacrazione.
Senza mezzi termini questa opera uscita in sessanta numeri è un caposaldo del fumetto americano.
Dopo i cupi e piagnucolosi anni ottanta, dove ogni personaggio  passava più tempo a guardarsi l' ombelico che a incidere sulla realtà che lo circondava, Warren mette in campo un personaggio dal segno opposto.
Spider Jerusalem è una perfetta cesura tra quello che era stato il protagonista di un fumetto autoriale nel decennio precedente e quello che dovrà essere in seguito.
Spider non si ama, ma non per questo si piange addosso.
Quando il mondo lo delude, piuttosto che ragionare sulla pochezza dell'uomo, lui gli piscia addosso.
Transmetropolitan è un fumetto scomodo, punk, disegnato in maniera fastidiosa e per nulla confortevole.
E' una scarpa meravigliosa ma che ogni volta che la metti ti fa male.
Nemmeno Miller con il suo Martha Washington va a la guerra era riuscito a creare un futuro così distopico.
La cosa curiosa è che letto venti anni dopo ( il primo numero è del millenovecentonovantasette) ancora regge, segno che il futuro pensato da Ellis non è affatto ipotetico.
Per recuperare tutta la serie vi consiglio la versione della Play-press che si trova a prezzi abbordabili completa qui.

Authority



Qui si fa la storia, come anticipato all'inizio dell'articolo, con questa opera Ellis riscrive completamente l'archetipo del supereroe, basta con la destrutturazione, basta con il supereroe che si vergogna di esserlo.
Ellis cambia tutto: la sua Authority non si domanda "perché" si è supereroi, ma "cosa" si può fare visto che lo si è.
La prospettiva è totalmente ribaltata, i suoi personaggi non si fanno pippe mentali, se c'è da sporcarsi le tutine attillate lo si fa senza troppi patemi.
I suoi supereroi dettano l'agenda del mondo, non la subiscono.
Sono personaggi borderline? Ci sta. Vivono vite a mille all'ora e spesso muoiono male, quindi se tra una crisi e l'altra si drogano o fanno sesso di gruppo per smaltire lo stress non c'è nulla di male.
Tutti i fumetti e film dei supereroi attuali, sia come approccio tematico al genere sia come narrazione sono figli di Authority.
Trovate tutta la serie in due volumi bellissimi qui.

Planetary


La mia opera preferita di Warren Ellis.
E' un'opera di una complessità enorme, con una serie infinita di gradi di lettura.
Sinceramente il mio consiglio è: prima ve la leggete così come viene e vi beate dei meravigliosi disegni di Cassaday; poi vi cercate una guida alla lettura, e vi godete tutto quello che vi siete persi.
Scoprirete così  che la tana del bianconiglio è molto più profonda di quello che sembra.
Per essere brevi, ci sono tre temi su cui si sviluppa il fumetto. Il primo è un omaggio a tutta la cultura pop di questo secolo, per cui ogni numero a partire dalla grafica della copertina che cambia ogni volta, è una richiamo ad un personaggio o ad un genere dell'immaginario popolare.
Si va da Marilyn, a Godzilla, passando per Hulk.
Il secondo tema portante, che è poi la trama orizzontale di tutta la serie, è il mistero che c'è dietro al protagonista: Elijah Snow.
Il terzo filone, il più importante parla del già citato odio di Ellis per gli uomini in calzamaglia.
In un'intervista di qualche anno fa ebbe a dire che lavorare nel mercato americano era frustrante perché ogni genere doveva essere necessariamente ricondotto al genere supereroistico: in pratica era come se in America uno scrittore di libri a prescindere dal genere letterario fosse costretto a inserire in ogni suo libro un'infermiera come protagonista.
Ecco per Warren Ellis questa stortura è diventata via via sempre più difficile da accettare.
La considera un freno enorme alla creatività e alle potenzialità che il fumetto americano può esprimere.
Planetary è il suo grido di dolore, i misteriosi quattro che sono i cattivi che incombono sul protagonista sin dall'inizio, sono una citazione fin troppo esplicita dei fantastici quattro che, a detta di Warren, con il loro avvento hanno si riportato in auge il genere supereroistico che da anni boccheggiava, ma lo hanno fatto talmente bene da finire con il cannibalizzare ogni altro genere.
Leggetelo tenendo in mente questa cosa, ed improvvisamente tutta l'opera vi si mostrerà con una nuova luce.
Un'opera a cui Warren Ellis ha riservato una cura particolare, tanto da stopparla nei periodi in cui aveva troppo lavoro, conscio di non poterla scrivere al meglio delle proprie potenzialità.


Nextwave


Ellis anche per motivi alimentari ogni tanto deve ritornare a scrivere di supertute.
Spesso lo fa di malavoglia, ogni tanto quando le major gli danno carta bianca, tira fuori il colpo da maestro.
E questo è il caso di Nextwave, serie dissacrante, dove Ellis si diverte a giocare con una serie di personaggi minori della casa delle idee.
Viene fuori che Ellis è un comico di razza, ricorda da vicino la Justice League di J.M. DeMatteis e vi assicuro che non è un difetto.
Ovviamente in America la serie è stata un flop costringendo la Marvel a chiudere anticipatamente il progetto, la cosa si nota sopratutto nel finale un pelo tirato via.
Da assumere ogni volta che avete bisogno di staccare con la roba pizzosa e di farvi una sana risata.
Li trovate in due agili volumi qui e qui










domenica 20 novembre 2016

I cinque migliori fumetti fantasy francesi

Quando uno pensa al fantasy, sopratutto nei fumetti, per prima cosa si pensa ai manga giapponesi.
Poi a qualche autore americano tipo Jeff Smith, o ai coniugi Pini.
Raramente si arriva al fumetto franco-belga .
Sarà che il genere fantasy è per definizione un genere anglosassone, quindi si fa fatica ad immaginare che nella sciovinista Francia ci siano autori che si sono cimentati in questo genere.
La notizia è che il fumetto franco-belga è talmente vasto e vitale che di fantasy ne ha prodotti a pacchi.
La notizia ancora migliore è che i nostri cugini d'oltralpe i fantasy li sanno scrivere molto bene.
La notizia brutta è che in Italia ne sono stati stampati pochi e male.
Di seguito vi elenco quelli che secondo me  vanno assolutamente letti.

Il grande potere del Chninkel


Questo a mio avviso insieme alla Fortezza di cui vi parlerò dopo è uno delle migliori saga fantasy che siano mai state scritte.
La storia è presto detta, c'è un mondo: Daar dove da sempre è in corso una guerra tra tre eserciti guidati da tre immortali.
Il punto è che tutti e tre utilizzano come grosso delle truppe da mandare la massacro una quarta razza i Chninkel.
I Chninkel sia come fattezze che come indole ricordano molto gli Hobbit Tolkeniani e sono completamente schiavi, sono gli agnelli da sacrificare.
Dopo l'ennesima battaglia che vede lasciare sul campo migliaia di Chninkel caduti per ognuna delle tre fazioni uno di loro J'on  ferito alla testa ma sopravvissuto al massacro, ha una visione.
Un monolito nero che dichiara di essere U'n  il maestro creatore dei mondi gli ordina di andare dai tre immortali e obbligarli a porre fine a questa guerra infinita.
Per aiutarlo in questa impresa, visto che è solo un piccolo Chninkel, U'n lo investe del "grande potere".
Ed è qui che il fumetto diventa meraviglioso perché noi lettori e in parte anche J'on non sappiamo se U'n è frutto della sua fantasia e del colpo ricevuto in testa o è effettivamente una divinità.
Sta di fatto che J'on parte per la sua missione dotato di questo grande "potere" che però non si palesa mai in maniera chiara, facendo nascere più di un dubbio su questa investitura.
Nonostante tutto J'on porterà a termine la sua missione.
Il fantasy in questo caso viene utilizzato da Van Hamme, autore dei testi per farci riflettere sulle religioni, e sul loro potere, che si basa più sulla fede incrollabile di chi le professa che su di una "presunta" investitura divina.
Se lo volete recuperare lo trovate qui.

La Fortezza



Questa è l'opera fantasy che ho amato di più in assoluto.
Scritta da due geni assoluti che rispondono al nome di Sfar e Trondheim, è un progetto elefantiaco che a detta degli autori alla fine sarà composta da trecento volumi (si avete letto bene: tre volte cento)
per ora in Francia ne sono stati pubblicati una trentina al ritmo di un paio all'anno (la cosa è iniziata nell'ottantotto).
Ed ecco le note dolenti: in Italia ne sono stati pubblicati solo cinque; tre dalla Phoenix e due dalla Magic-press. Dopo questi tentativi andati piuttosto male, la fortezza si è fatta la nomea di serie che porta "sfiga" e quindi ad ora nessun altro editore si è preso la briga di dargli una dignità editoriale.
Di cosa parla la Fortezza (in originale Donjon)?
Parla proprio di un Dungeon, di quelli classici in cui gli avventurieri nei giochi di ruolo si infilano per ammazzare mostri e sgraffignare tesori.
La storia di questa Fortezza è narrata contemporaneamente in tre epoche distinte: Potron-Minet, che narra della costruzione della Fortezza, lo Zenith che narra L'apogeo della stessa, e infine il Crepuscolo dove si racconta il suo declino.
Le tre linee narrative vengono raccontate in contemporanea, quindi spesso di alcuni protagonisti conosciamo già in anticipo le future gesta come nel caso dell'anatra Herbert che nello Zenith è un eroe pasticcione e nel Crepuscolo è i signore oscuro della fortezza stessa.
Come sia arrivato a ciò lo si scoprirà ovviamente con il prosieguo del racconto.
Ora i più attenti di voi avranno notato che ho scritto "papero" parlando di uno dei protagonisti della serie, si perché la serie è popolata di animali antropomorfi ed ha un taglio comico.
Questo non significa che sia solo comica, certo per la maggior parte del tempo Sfar e Trondheim si divertono a smontare uno ad uno tutti i cliché del genere fantasy, ma ogni tanto c'è un guizzo, spesso inaspettato, dove il comico si mescola al dramma o alla riflessione più seriosa.
Un must assoluto che io mi sono procurato tutto in lingua originale.

Le cronache della luna nera


Se i primi due fumetti di cui vi ho parlato trattano un fantasy meno "classico" qui invece siamo  in pieno high fantasy, dove il male è cattivissimo e i protagonisti sono eroi leggendari dal destino ineluttabile.
E' a mio avviso un'opera più semplice rispetto alle due di cui vi ho parlato sopra, fatta per intrattenere, piena di effetti speciali, battute roboanti, il tutto condito da un disegno estremo ma efficace.
Questo stile tradisce l'origine dei due autori  Francois Marcela Froideval Olivier Ledroit i quali approdano al fumetto direttamente dal mondo del gioco di ruolo.
Non aspettatevi grandissime cose, ma preparatevi ad un po' di sano intrattenimento fatto bene e da professionisti rodati.
Ultima cosa e non da poco, in Italia è stato pubblicato interamente dalla Alessandro editore, quindi è facilmente reperibile.
Se volete recuperarlo potete iniziare dal primo volume che trovate qui


Thorgal


Dopo un passaggio verso il fantasy più rassicurante ecco che si ritorna a qualcosa di borderline.
Devo confessare che ho pensato molto se inserire questo titolo tra i cinque fantasy, perché a dirla tutta non è propriamente un fantasy, non nella versione canonica per lo meno.
Il motivo che mi ha fatto decidere per il suo inserimento è il valore assoluto dell'opera.
Thorgal è un classicone che ha visto la luce nel 1980 e che ha dato vita anche a numerosi spin off.
Praticamente è un monumento.
La saga è ambientata nel nostro mondo, e precisamente nel periodo più florido della storia vichinga.
Infatti Thorgal è un vichingo, ma non aspettatevi il classico omaccione tutto ascia e razzie.
Fin da subito il protagonista si presenta come qualcosa di alieno rispetto al resto dei vichinghi.
Non solo per il fatto che viene chiamato il figlio delle stelle, cosa che prelude alla deriva fantasy/ fantascientifica che prenderà la serie, ma perché Thorgal è un uomo ragionevole e illuminato che a differenza di chi lo circonda applica la ragione e la comprensione prima che la violenza.
In certi punti  mi ha ricordato Ken Parker, personaggio di Berardi e Milazzo, anche lui calato in un mondo violento e predatorio eppure capace di non perdere la propria umanità.
Thorgal ha anche un'altra peculiarità: la sua storia ha una continuity interna che fa evolvere tutti i personaggi, il protagonista in primis, rendendo il tutto ancora più sfaccettato e credibile.
Non mi soffermo sui disegni di Rosinski che sono di una bellezza imbarazzante, e che nel formato francese danno il loro meglio.
Dopo una vita editoriale italiana un po' travagliata, negli ultimi anni grazie alla Panini abbiamo avuto la possibilità di vedere pubblicata l'intera opera.
Se la volte completa la trovate qui.

Alla Ricerca dell'Augello del Tempo


Questo fumetto lo lessi sulla rivista Skorpio, nel periodo di passaggio dalla mia sbornia bambinesca per i super eroi alla ricerca di un "qualcosa" di diverso da leggere.
Mi colpì perché in quello stesso periodo avevo scoperto tramite lo Hobbit un "genere" di cui ignoravo l'esistenza e ritrovarmi un fumetto che ricalcava le stesse tematiche fu una piacevole sorpresa.
La storia è la più classica delle storie classiche: il male sta per schiantarsi sul mondo, e un pugno di eroi capitanati da Bragon un vecchio avventuriero che aveva appeso l'ascia la chiodo per dedicarsi alla gestione di una locanda, si mette alla ricerca  dell'unico oggetto di impedire al male di avere la meglio.
Questo manipolo di eroi ovviamente nella cerca, incontrerà personaggi straordinari e nemici implacabili, e alla fine della loro avventura scopriranno di non essere più le stesse persone di quando erano partiti.
Come vedete nulla di nuovo sotto il sole, apparentemente.
Perché poi una volta iniziata la lettura difficilmente riuscirete a staccarvi.
Il tutto è confezionato con tale maestria che già a metà del primo volume sarete innamorati persi di ogni personaggio che compone la banda.
Un gioiello degli anni ottanta che a mio avviso non è invecchiato per nulla.
Se lo volete recuperare il primo volume lo trovate qui.

 


domenica 6 novembre 2016

Irredimibile Il superman che la DC non si può permettere

Il febbraio del duemilanove Mark Waid per la Boom studios fa uscire Irredeemable.
Mark non fa mistero che il "plutoniano" protagonista del fumetto sia ispirato fortissimamente  a Superman.

Anzi è Superman, citando le testuali parole di Waid, "in Irredeemable, ho scritto la storia di Superman che la DC non mi avrebbe mai permesso di pubblicare."
Perché ne parlo sul blog, che di solito tratta di argomenti più agée?
Beh primo perché è un capolavoro, un capolavoro che dopo un'iniziale ottima partenza nella sua edizione italiana,  nel corso del tempo ha visto erodere il suo parco lettori, uscendo dai radar della "roba" da leggere assolutamente, e questo francamente è un peccato.
Secondo perché a Lucca è uscito l'ultimo volume che ne conclude la saga, quindi voi fortunati che lo scoprite adesso non avete scuse, ve lo potete godere tutto d'un fiato senza dover aspettare anni.
Il fatto che la versione italiana di questa meravigliosa serie sia stata portata a termine non è una cosa scontata, anzi.


Le vendite dicevamo per questo capolavoro (e non uso il termine con leggerezza) in Italia hanno latitato e la Italycomics, visto che si tratta di una casa editrice e non di un istituto di beneficienza, poteva benissimo fermarne l'uscita, nel momento in cui la faccenda fosse diventata antieconomica.
Fortunatamente per noi Paolo Accolti Gil, patron della casa editrice ha deciso di onorare il patto con i lettori e non senza qualche difficoltà di portarla a termine.
Si va bene ma in soldoni di cosa parla Irredeemable?
Come ogni cosa che nasce dal genio l'idea è semplice ma devastante. Ovvero che succede se Superman si incazza?


Si perché c'è sempre stata nel fondo della mia mente una domanda mai veramente formalizzata, ma che si ripresentava ad ogni lettura di un albo di Superman: Superman non è reale, o meglio la sua personalità non è reale.
Nessuna persona al mondo può avere il suo controllo, perfino il Gesù dei Vangeli ogni tanto cede al suo lato "oscuro" prendendo a ceffoni i mercanti. Superman no.
Superman non molla mai, qualsiasi trauma, dramma, incomprensione, nemmeno l'ingratitudine dei terrestri sembra toccarlo, come se oltre al corpo anche la sua psiche sia invulnerabile.
L'ultima incarnazione cinematografica dell'azzurrone  tende a mostrare un Superman meno controllato e quindi più inquietante.
Ecco Mark Waid va oltre, spinge il concetto al limite: che succede se Superman si stanca delle mediocrità umana e decide di porsi dove la natura lo ha già posto, ovvero in cima alla catena alimentare?
Succede Irredeemable, succede che il Plutoniano (Superman) decida che l'umanità  abbia bisogno di capire i valori di forza in campo e come primo atto del suo nuovo corso, inizi ad ammazzare i membri del suo vecchio gruppo di super eroi, gli unici che in "qualche" modo potrebbero fermarlo.
ovviamente è chiaro sin dalla prima vignetta che è più scrupolo che reale preoccupazione.
Se uno come Superman o il Plutoniano smette di trattenersi e di attribuire valore alla vita umana, praticamente diventa inarrestabile.


Il proseguo della serie ci mostra uno ad uno tutte le pressioni a cui è sottoposto un essere con i poteri come i suoi.
Grazie ad un uso eccellente dei flashback Mark Waid ci racconta le origini del malessere del Plutoniano, e per quanto il suo comportamento sia inaccettabile, scopriamo che in fondo infondo non ha tutti i torti.
Pochi giorni fa ho finito di leggere l'ultimo volume ed il finale è qualcosa di straordinario e poetico.
Dopo più di trenta anni di lettura di fumetti è davvero difficile che qualcosa mi spiazzi e mi emozioni, Mark Waid c'è riuscito e io di questo non finirò mai di ringraziarlo.
Se volete recuperare l'intera serie la trovate qui , sono sette volumi, pure un pelo più costosi della media , ma valgono ogni singolo centesimo.