giovedì 16 giugno 2016

Quando Ortolani si stampava i fumetti da solo

C' era un' era, prima dell mondo come noi lo conosciamo, un periodo buio, dove internet era alla portata di pochi, e se volevi litigare con qualcuno di fumetti, gli unici posti dove lo potevi fare era su IRC o su it.arti.fumetti.









in questo periodo oscuro, muoveva i primi passi un fumettista che già da allora si intuiva sarebbe diventato famoso: Leo Ortolani.
Siccome all'epoca non esistevano i web comics, l'unico modo che avevi per farti conoscere era autoprodurti.
In questa era pre-civltà, dove le fumetterie erano frequentate solo da maschi, e la parola nerd aveva solo connotazioni negative, stamparsi la roba non era mica cosa facile: per prima cosa la stampa digitale era agli albori ( e faceva cagare) secondo cosa non è che ci stavano sti gran programmi di impaginazione, parliamo di un tempo in cui Windows era considerato IL SISTEMA operativo, e meglio di lui non ci stava nulla.
In uno scenario del genere per stampare dovevi affidarti a gente del mestiere e  Leo si affidò alla  BD, che all'epoca muoveva i primi passi.
Così nell'inverno freddo del millenovecentonovantacinque, esce rat-man, un albetto spillato alla americana.








vorrei dirvi che il successo fu travolgente sin dal primo numero, ma non fu così.
Però vendette abbastanza da permettere a Leo di continuare per dodici numeri.
Nel millenoceventonovantasette, la Panini si accorse di quanto era figo quel fumetto, e decise di ristamparlo, il resto della storia la conoscete tutti ; fama, donne e recensioni di film.
Rat-man caso molto raro nel panorama collezionistico italiano, pur essendo un fumetto relativamente giovane, ha quotazioni decisamente interessanti soprattutto per i primi numeri della collection.








Per quanto riguarda la versione autoprodotta del novantacinque, le quotazioni sono ugualmente interessanti  dai 45 ai 90 euro ad albetto, pur essendo molto più rara della sua versione targata Panini ( ne furono stampate circa 2000 copie a numero),rimane però meno collezionabile, visto che la maggior parte degli appassionati, ha iniziato a seguire il "ratto" con l'edizione da edicola.

ultima curiosità, oltre le copertina, che sono state tutte ridisegnate, nell'edizione Panini,, anche alcune delle  tavole interne sono state modificate, visto che Ortolani non era del tutto convinto della prima versione.

quindi se siete fan di Rat-man e volete regalarvi una edizione rara che mostra un Ortolani ancora acerbo ma già efficace  potette cercare di recuperare questa chicca collezionistica.
Buona caccia.










domenica 12 giugno 2016

Dieci, cento,centomila tex

Nel mondo del fumetto in  queste ore si fa un gran parlare dei dati che sono stati resi pubblici sulle copie vendute di alcune testate Bonelli.
A prescindere dai dati in se, veri o meno ( e non ho motivo di credere che non lo siano), quello che balza all'occhio è che mentre il resto delle testate ( tranne Dylan Dog),  vende mediamente  dalle trentamila copie in giù, tex ancora riesce ad acchiappare centosettantamila fedeli lettori di prima mano.
Come può un fumetto, che a detta della maggior parte degli appassionati  "duri e puri", è ripetitivo, impermeabile al cambiamento, praticamente identico  da più sessanta anni, vendere sei volte quello che vendono i suoi figliocci, che sono l'esatto contrario?
La risposta a mio avviso sta proprio nel suo essere sempre uguale.
Il primo indizio della mia teoria sta proprio nelle cifre : centosettantamila per Tex, trentamila per il resto dei personaggi Bonelli (tranne qualche eccezione).
Già questo indica una cosa importante: La maggior parte dei lettori di Tex, leggono solo Tex, non leggono fumetti, non sono curiosi di esplorare il resto della offerta Bonelli, leggono Tex, spesso acquistando sia il numero inedito che le ristampe, ovvero storie che hanno già letto nella migliori delle ipotesi almeno una volta.
A loro non importa del mondo del fumetto, ignorano l'esistenza della scuola argentina, francese, o peggio americana.
Per loro esiste solo Tex. Se partiamo da questo fatto, capire l'inossidabilità del Ranger più famoso d' Italia viene facile.









Tex per chi lo acquista NON è un fumetto, è un punto fermo. Immaginiamoci il signor Rossi, che ha iniziato a leggere  Tex nel millenovecentosettanta a dodici anni. Oggi  il signor Rossi ha ciquantotto anni, di acqua sotto ponti ne è passata da quando ne aveva  dodici,  probabilmente ha conosciuto il primo amore, ha finito gli studi, ha visto l'italia vincere due volte il campionato del mondo, si è trovato un lavoro, ha messo su famiglia, e se è stato fortunato da poco è andato in pensione.
La sua vita è cambiata in modi che nemmeno lui poteva immaginare, ha gioito e sofferto, è stato deluso ed ha deluso, l'unica cosa che è rimasta sempre immutabile in tutto questo tempo è stata Tex.
Il primo lunedì del mese negli ultimi quarantasei anni, Tex era li ad aspettarlo in edicola.
Sempre uguale a se stesso, sempre pronto a a dare una lezione a suon di pugni al cattivo di turno, a chiamare il suo pard "vecchio cammello" e ha scofanarsi una bistecca alta due dita con una montagna di patatine.
Indipendentemente da chi sia  al governo, dalla crisi del petrolio, dagli anni di piombo, da tangentopoli, o dall'attentato alle torri gemelle, ogni volta che apri un albo di Tex, lo ritrovi esattamente dove lo avevi lasciato il mese prima, indifferente al mondo che va avanti.
L'essere umano per sua natura ha bisogno di avere certezze, alcuni le trovano nella religione, altri nella politica, i più fortunati le trovano in Tex, che a rispetto delle prime due categorie non ti delude mai.
Ogni volta che invocate a gran voce un nuovo "corso", lo trattate con sufficienza, o lo definite noioso, provate a pensare  ai centosettantamila "signor Rossi" che lo vogliono esattamente così.
Tex è roba loro non vostra.