domenica 18 settembre 2016

Lo chiamavano Jeeg Robot non è un film di super eroi

Immagino che attratto dal titolo come una falena dalla luce, abbia aperto l'articolo con il coltello tra i denti, giusto per vedere quanto può essere idiota chi ha scritto una cosa del genere.
Prima però di commentare stizzito, ribadendo la tua ripugnanza verso una tesi tanto blislacca, concedimi il beneficio del dubbio e leggi l'articolo fino in fondo.



Definizione del genere supereroistico

La prima cosa da fare è creare un terreno comune, quindi bisogna stabilire quali sono i paletti che definiscono il genere.
Si perché a prima vista non è chiaro quali caratteristiche facciano rientrare nel genere supereroistico un'opera oppure no.
La riposta più ovvia dovrebbe essere : " i costumi!"
Se un personaggio indossa un costume allora è ovvio che siamo di fronte a genere supereroistico.
Purtroppo non è la risposta giusta; esistono parecchi super eroi che non indossano nessun costume e fanno comunque parte del "genere" Uno su tutti Tommy Monaghan il protagonista di Hitman.
Mentre Zagor eroe nostrano ne indossa uno, ma è chiaro a chiunque che il suo genere non è quello dei Super eroi.
Il fatto che nascondano la loro identità dietro una maschera?
Nemmeno quello, i fantastici quattro non indossano maschere e la loro identità e i loro domicilio è conosciuto a tutti e pure sfiderei chiunque a dire che non sono supereroi.
Allora sono i poteri? No, ma ci siamo andati vicino, Batman non ha poteri ma è una delle figure più iconiche del genere supereroistico.
Però i poteri contano, anzi il "potere".
Si perché ciò che definisce il genere è questo: il potere e come lo si usa.
Gli americani, data la loro etica calvinista, sono profondamente convinti che se un uomo diventa ricco è per merito di Dio che lo ha elevato al disopra della massa, e che quindi ha il diritto/dovere di esercitare il suo potere per incidere sulla collettività.
Date queste premesse risulta abbastanza facile comprendere la chiave di lettura del genere.
Dio o chi per lui (il fato) sceglie un uomo, gli dona il potere di fare la differenza, come poi lo userà è la base della narrazione di qualsiasi fumetto/ film/ libro sui supereroi.
A questo punto qualcuno avrà il ditino alzato pronto a dire : "Batman, Batman non ha poteri!"
Sbagliato Batman ha un enorme potere, ha il potere dei soldi, soldi di cui badate bene è meritevole, in quanto li amministra con perizia.
Quindi nessuno più di lui ha diritto di guidare le masse secondo la visione calvinista americana.
Se volete approfondire questo aspetto di Batman vi consiglio quel capolavoro di Frank Miller che è il ritorno del cavaliere oscuro, se non lo avete letto lo trovate qui.



Di che parla "Lo chiamavano Jeeg Robot"?

Premessa in questa parte dell'articolo farò qualche spoiler, quindi se non lo avete ancora visto correte a vederlo: è un film bellissimo ed è da pochi giorni uscita la sua versione in Blu Ray che trovate qui.

Visto che adesso abbiamo stabilito cosa rientra nel genere supereroistico e cosa no, andiamo ad analizzare di cosa parla questo film.
Enzo Ceccotti il protagonista riceve, come da narrazione classica del genere i suoi superpoteri grazie al fato, poi però dopo questo ammiccamento al mondo dei supereroi, il film prende una direzione totalmente diversa.
Si perché quel diavolo di Nicola Guaglianone smette di interessarsi ai poteri del protagonista e a ciò che ne fa.
I poteri diventano un MCguffin che serve per innescare la trama.
Ma di cosa parla allora questo film?
Parla di solitudine. E' una analisi profonda e  spietata della società che ci stiamo cucendo addosso.
Una società dove siamo tutti individui, dove se cadi nessuno ti raccoglie, dove i legami con le altre persone sono utilitaristici e legati solo alle necessità del momento.
E' di questo che parla questo splendido film, di ciò che ci aspetta e di ciò che ci stiamo perdendo.
Il genere supereroistico viene citato come metanarrazione dall'unico personaggio, Alessia, che in quanto folle ha la possibilità  di ammiccare la pubblico quasi sfondando la quarta parete.
E' lei che chiede a Enzo di fare quella scelta di campo tipica dei supereroi, che ovviamente lui personaggio reale si guarda bene dal fare.
Questo rapporto forzato tra i due però insegnerà al protagonista il valore della comunità, gli dimostrerà che anche se è vero che ogni uomo è un'isola, queste isole hanno bisogno di "ponti", e più sono solidi, meglio è.
Come vedete questo film ci ha meravigliosamente ingannati.
Con la scusa di farci vedere un film sui supereroi ci ha donato invece un'opera complessa e non il solo intrattenimento che ci aspettavamo.
E già solo per questo il film meriterebbe di essere visto e rivisto, più volte come si confà ai classici.
Poi però nel finale lo sceneggiatore piazza il colpo di classe: con la morte di Alessia, Enzo finisce per accettare il suo ruolo: smette di essere un uomo vero in un mondo reale e sposa la folle causa della sua amata,  trasformandosi in un supereroe a tutti gli effetti.
Ecco che i suoi poteri, per la prima volta diventano il tema del racconto, e il film diviene  ( nella sua ultima parte) un film sui supereroi.
Io personalmente spero che non ci sia un seguito, perché a meno di grandi colpi di genio da parte degli sceneggiatori, rischierebbe di essere, allora si, un banale film di supereroi. 









3 commenti:

  1. Secondo me, "Lo chiamavano Jeeg Robot" ha re-inventato il genere super-eroistico, dandogli una matrice inconfondibilmente italiana, un po' come fece Sergio Leone con gli Spaghetti Western.
    Ora è nato il genere "Bucatini Heroes"
    https://www.facebook.com/cristian.papi/posts/10206717837331141

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  2. é sicuramente una rielaborazione dei un genere prettamente americana filtrata dalla cultura italiana.
    Di solito esperimenti di questo tipo finiscono per essere macchiette.
    Questa per fortuna no.

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  3. Analisi giusta, a mio parere. Mi è piaciuto particolarmente la prima trasformazione psicologica sotto le pressioni di Alessia tramite sostituzione dei DVD porno con quelli di Jeeg :)

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